di Vincenzo Cerulli
Pubblicato originariamente su barbadillo.it
Cambiare il passato: utopia
possibile
Come probabilmente già sapete
Marck Zuckerberg si trovava due giorni fa a Roma, riassumiamo qui la sua
giornata in tre momenti: visita dal Papa, visita dal primo ministro Renzi e,
nel pomeriggio, lezione\conferenza all’università LUISS di Roma.
Analizziamo brevemente questo
suo post che annuncia l’arrivo in Italia:
Ha dato un’interpretazione palesemente
erronea della celebre Pax Romana: quest’ultima infatti non è “200 anni di pace
mondiale” come farebbe comodo pensare a chi vede nella Storia un processo
lineare che prima o poi giungerà alla pacificazione mondiale di ogni conflitto,
kantianamente potremmo dire una “pace perpetua”.
La Pax Romana è piuttosto lo
spostarsi del conflitto dall’interno dell’impero (guerre intestine e ambizioni
fraticide) all’esterno dei propri confini (ripetute guerre contro i Parti e le
tribù germaniche).
Un errore del genere non va
assolutamente sottovalutato per due motivi:
1 chi l’ha commesso è
probabilmente la persona mediaticamente più influente al mondo, per tutte le
persone che hanno “accettato” quel post la Pax Romana ha cambiato di significato,
in pratica più di 155000 persone hanno accettato una “nuova versione” del
passato
2 nel merito dell’errore ci
sfiora l’idea (sempre meno assurda) che al pensiero
“globalista\mondializzatore” faccia comodo come versione del passato un’oasi in
cui c’era un impero mondiale con le varie sovranità nazionali inesistenti,
dunque impossibilitate a portare guerra: un po’ quello che sarebbe dovuto
accadere (e un po’ è accaduto) con “il secolo americano”.
Per coniugare i due punti
basta riprendere una delle dichiarazioni odierne dello stesso Zuckerberg agli
studenti della LUISS: il momento in cui parla di “apprendimento
personalizzato”. Riportiamo quello che ha detto: ”Vogliamo creare software per
l’apprendimento personalizzato ed inserirli nelle scuole, inizieremo con le
scuole americane, poi ci espanderemo, ci stiamo muovendo anche con la
filantropia grazie alla “Zuckerberg Initiative” che cerca di migliorare il
livello di formazione in tutto il mondo finanziando l’apprendimento
personalizzato e la sua diffusione nel mondo.”
I privati che invadono le
scuole pubbliche sembrano un dolce ricordo a confronto vero? Veramente dobbiamo
pensare che fra qualche anno i programmi scolastici verranno scritti dai
finanziatori del celebre social network? Sarebbe bene che il CEO di Facebook facesse chiarezza
su queste sue dichiarazioni.
La potenza di questo
social-network è talmente grande che è, per lo più, ancora inesplorata ed
inesplosa. Siamo forse arrivati al punto in cui dei grandi consorzi di potere,
nel giro di 3-4 generazioni di studenti da loro formati con i suddetti
programmi, saranno in grado di modificare il passato? Sempre più sembra di sì,
data la crescita inarrestabile di Facebook e della sua pervasività.
Una bugia ripetuta per tanti
anni diventa verità, soprattutto se quella bugia influenza i circuiti
scolastico/universitari.