di Vincenzo Cerulli
La Voce del Padrone è lieta di
riportare ai suoi lettori le parole del Professor Antonio M. Rinaldi, neo
segretario di Alternativa per l'Italia, che ha discusso con noi di sovranità,
immigrazione, crisi greca, TTIP, sindacati italiani e molto altro. Antonio M.
Rinaldi è autore inoltre come blogger su SCENARIECONOMICI.IT
- Professore il 9 Maggio si è
celebrata la “festa” dell’Europa, la stessa Europa che sta strozzinando la
Grecia e appoggiando i neonazisti in Ucraina, la stessa Europa divisa al suo
interno da filo spinato e nuove barriere ogni giorno. Quindi le chiedo, quanta
ipocrisia c’è dietro questa festa? Ha senso festeggiarla oggi?
- L’Europa
non è nuova a questo tipo di celebrazioni, da tempo l’UE deve far passare
questi messaggi all’interno dei paesi membri per poter rinverdire la propria
immagine poiché sempre più sbiadita. Credo che siano destinati diversi milioni
di euro per poter diffondere a tutti i livelli il “pensiero unico” europeo. In
Italia la maggior parte delle Istituzioni destina centinaia e centinaia di
migliaia di euro sui social per curare la propria “immagine”, quindi non ci
dobbiamo assolutamente meravigliare se in Europa c’è qualcuno che utilizza
media e denaro per fare lo stesso. Una cosa incredibile di cui sono venuto a
conoscenza è che il 9 maggio a Roma sono state distribuite la bellezza di 350
bandiere europee nelle scuole, evidentemente per inculcare già ai giovani un
certo tipo di concetto di Europa quando poi in quasi tutte quelle stesse scuole
mancano i servizi più essenziali come carta igienica e sapone.
- Nella mia domanda c’era un piccolo
riferimento alla Grecia, in questi giorni a Bruxelles si stanno tracciando dei
piani a medio-lungo termine per ristrutturare il debito. Come li possiamo
commentare?
- La Grecia
è fallita già tantissimi anni fa ma non si è voluto certificarlo ufficialmente
poiché altrimenti sarebbe passata l’immagine che all’interno dell’eurozona si
può fallire. Questo è avvenuto essenzialmente perché la Grecia non doveva
entrare nell’unione monetaria sin dall’inizio, ma soprattutto non doveva
adeguarsi al modello economico previsto per il sostenimento di questa moneta,
il modello che prevede la stabilità dei prezzi e il rigore dei conti fino al
raggiungimento del pareggio di bilancio. Aver omologato tutti i modelli
economici ad uno solo per tutti i paesi dell’eurozona ha creato la situazione
che stiamo vivendo, in Grecia vediamo quello che accade quando vengono adottate
delle misure economiche assolutamente non tarate per le esigenze del paese. Si
è voluti andare anche oltre: hanno programmato ristrutturazioni hair-cut di
debito pubblico, ci sono stati altri finanziamenti dall’FMI, si è fatto oltre
l'inimmaginabile, come se al capezzale di una persona in coma si facessero
tutte terapie sapendo benissimo che per il paziente non c’è più niente da fare,
pur di tenerlo in vita. La contro-domanda che io faccio è questa. Se l’UE non è
stata in grado di risolvere il “problema greco”, che rappresenta a malapena il
2% del PIL dell’intera eurozona, cosa succederà quando paesi con un peso
economico ben più importante rispetto alla Grecia, per esempio proprio
l’Italia, andranno incontro a delle difficoltà? Questo è il vero problema che
noi dobbiamo porci. Non curante delle condizioni del popolo greco, che
veramente sta soffrendo oltre ogni limite, la Troika ha fatto della Grecia un
laboratorio alla Frankenstein. Quindi la Grecia per aver seguito delle
politiche economiche dettate fuori dai propri confini nazionali sta pagando un
prezzo quasi superiore a quello della II Guerra Mondiale. In Grecia di fatto
sono state sospese tutte le garanzie in cui si riconosce la democrazia, abbiamo
visto il governo Tsipras che prima ha promesso di rompere l’austerità ed ora si
è ritrovato ad imporre misure di austerità peggiori di quelle imposte dalla
stessa Troika. Io non credo che i cittadini greci siano disposti ad andare
oltre, anche se i media europei non danno particolare risonanza a ciò che sta
avvenendo in Grecia. Sappiamo che lì c’è molto più che un forte malcontento
generale, ci sono quotidianamente manifestazioni e scioperi, taciuti per ovvi
motivi d’immagine. Fino a quando riusciranno a mantenere questo silenzio sulla
Grecia? Noi di fatto stiamo vivendo una dittatura economica che è la più
subdola delle dittature, perché non c’è un così detto “sovrano palese”.
- Voi infatti in alcuni dei vostri
articoli avete parlato di “dematerializzazione” del sovrano, può spiegare
questo fenomeno ai nostri lettori?
- Esatto
proprio di questo si parla. Non sai più con chi prendertela a livello “fisico”
perché il potere viene gestito da organismi sovranazionali che nemmeno si
identificano con una sola persona. Sono diventati tutti dei semplici esecutori,
si fanno forti delle loro regole, dei trattati e di vari organismi e meccanismi
internazionali e per questo motivo non si riesce ad individuare la figura del
“despota cattivo”. È la cosa peggiore, ti fanno credere di essere in democrazia
e invece stiamo tornando al medioevo. Voglio ribadire per l’ennesima volta che
la sovranità appartiene al popolo e chi nella storia ha tentato di sottrargliela
ha fatto sempre una brutta fine.
- A proposito di sovranità siamo
felici di ricordare anche qui che è finalmente nato il primo partito italiano
pienamente Sovranista, Alternativa per l’Italia (ALI). Nella conferenza di
presentazione in Senato avete parlato non solo di sovranità economica ma anche
strategico-militare, avete disegnato
l’Italia come nazione con un ruolo guida nel Mediterraneo. Quindi mi viene da
chiedere se ALI, oltre ai vincoli dell’eurozona, vuole liberarsi anche dai
vincoli NATO?
- Quando ho
introdotto il discorso di non limitarci prettamente alla sovranità monetaria
facevo riferimento anche alla sovranità alimentare. Le nostre eccellenze
alimentari vengono mortificate sempre di più, il colpo di grazia, speriamo che
ciò non avvenga, sarebbe il TTIP. Con questo accordo abbasseremmo ancora
ulteriormente le nostre tutele, dando il via libera all’invasione di qualsiasi
tipo di prodotto che non ha le caratteristiche a cui noi in genere siamo
abituati, quei requisiti che in questo campo ci fanno essere i migliori al
mondo. Riprendere la sovranità significa quindi smettere di svendere questo
Paese che è ormai diventato un outlet a buon mercato per le più grandi
multinazionali. Una volta lo Stato poteva intervenire per difendere le proprie
eccellenze ed i posti di lavoro, oggi questo non è più possibile. Per quanto riguarda il ruolo da rivendicare nel
Mediterraneo dobbiamo ricordarci che storicamente l’Italia ha sempre avuto un
ruolo predominante in quest’area. Oggi però non è più così, un po’ per colpa di
politiche errate compiute dai nostri alleati storici, ma soprattutto per la
bassa caratura dei nostri politici. Ogni riferimento alla Mogherini è
volutamente casuale (sorride). Voglio dire, abbiamo avuto ed abbiamo tutt’ora personaggi
che non sono assolutamente in grado di gestire la nostra politica estera,
politica estera che dovrebbe essere particolarmente attiva in questo periodo di
forti tensioni, in particolare riguardo al mondo arabo e medio-orientale. Noi
dovremmo avere un ruolo privilegiato perché da sempre riusciamo a rapportarci
nei confronti di questi popoli in maniera diversa rispetto agli altri stati.
Circa la NATO ALI crede che l’Italia debba mettere dei paletti e non subire
supinamente ogni decisione che la riguarda presa al di fuori dai propri confini
nazionali. Non siamo più disposti ad accettare ordini passivamente, perciò
nella misura in cui si tenga conto anche delle nostre istanze noi siamo
disposti a colloquiare con chiunque; ma nel momento in cui ci si impongono
regole dall’esterno noi non siamo più disposti a “collaborare” passivamente.
Noi siamo uno Stato Sovrano e vogliamo anche dire la nostra, coscienti di chi
siamo e cosa rappresentiamo, non scordiamoci che siamo sempre la seconda
impresa manifatturiera in Europa dopo la Germania e rappresentiamo una Nazione
che è in grado di esprimere il proprio know-how di altissimo livello; mentre
invece nello scacchiere internazionale veniamo relegati sempre più ai margini.
- Visto che abbiamo parlato di NATO e
di Mediterraneo adesso andiamo a parlare delle guerre e delle destabilizzazioni
che hanno portato a queste enormi migrazioni di massa. ALI come si pone rispetto a questo problema?
- Fermo
restando che non esistono esseri umani di serie A e altri di serie B dobbiamo anche far notare
che noi ultimamente non abbiamo avuto alcun tipo di politica o programmazione
del fenomeno migratorio. La mia domanda è questa, qual è il nostro “limite”
all’accoglienza? Chi mi può dire che siamo ancora entro i limiti
dell’accoglienza dignitosa? Personalmente credo che questo limite sia stato
superato da tempo e che non siamo in grado di ospitare tutti quanti. Qui si
parla di milioni di persone che desiderano approdare in Europa e quindi passare
e/o rimanere anche in Italia. Non possiamo farlo, non siamo in grado di dare
assistenza dignitosa a questa gente, d’altra parte non possiamo nemmeno più
vedere gente che affoga, famiglie intere, migliaia di persone che muoiono nel
nostro mare. Allora io dico questo, facciamo così, anche per garantire agli
italiani lo stesso standard di vita del passato, anche questo è un nostro
obbligo. Programmiamo quante persone annualmente possiamo ospitare ed
accogliere umanamente in Italia offrendogli una occupazione, dopodiché
blocchiamo le partenze togliendo la possibilità agli scafisti di foraggiare il
mondo della criminalità e le nostrane cooperative che ci speculano sopra e
andiamo a prenderli direttamente noi in base all’ospitalità che possiamo
garantire per quel periodo. Prendendoli con il traghetto, non assisteremo più
ai drammi in mare. Naturalmente chi entra viene regolarizzato, paga le tasse ed
ha tutte le coperture sanitarie che gli spettano e, soprattutto, si integra
alla nostra civiltà rispettando usi, costumi, tradizioni e stile di vita. Non
vogliamo più vedere povera gente che arriva in Italia e poi viene letteralmente
tenuta in ostaggio dalle cooperative, anche a nostro danno tra l’altro, non
vogliamo più vedere questi essere umani (che devono pur vivere) costretti a
sopravvivere d’espedienti con furti e rapine, dobbiamo naturalmente mettere
anche in sicurezza gli italiani, mi sembra più che ovvio. Inoltre vorrei
ricordare ai “buonisti” dell’ultima ora che solo il 3% degli immigrati che
arrivano in Europa fugge da scenari di guerra. Gli altri bisogna aiutarli in
loco, ci sono molti modi per farlo: programmi di cooperazione alimentare per
esempio, cancellazioni del debito degli stati da cui fuggono in funzione di
quanto i loro governi riescono a fare sul territorio per il miglioramento delle
condizioni del lavoro e di vita. Così potranno rimanere nella loro terra, è
anche giusto che quelle persone possano continuare a vivere dove sono nati,
dove hanno radici e tradizioni. Sradicarli ed illuderli che in Italia o nel
resto d’Europa possano trovare la terra promessa quando poi si ritrovano a fare
anche gli schiavi per pochi spiccioli è la mossa più subdola che possiamo
mettere in pratica, ed è quello che accade attualmente. Ribadisco, non possiamo
infilare l’oceano in una bottiglia, programmiamo i flussi ed in base alle
nostre capacità stabiliamo quanti ne possiamo accogliere ogni anno.
- Questi enormi flussi migratori
senza controllo massacrano anche il mercato del lavoro perché vanno a creare
quell’esercito industriale di riserva, della cui pericolosità già ci avvertiva
Marx, che abbassa sempre di più i salari e le garanzie dei lavoratori italiani,
conquistati con anni di lotte sindacali, in funzione di una competitività
sleale che rende competitive solo le multinazionali. Perché i sindacati
italiani non hanno mai alzato la voce contro questo fenomeno?
- Viene
spontaneo da pensare che purtroppo i sindacati italiani sono guidati da persone
che non ha nemmeno le più che minime
cognizioni di economia. D’altronde quando l’anno scorso la Merkel “aprì” le
porte esclusivamente ai siriani, palesò la volontà di voler prendere solo il
“personale più qualificato”, perché di fatto i siriani hanno mediamente un
livello di istruzione superiore rispetto agli altri migranti. In questo modo
avrebbe potuto, non solo abbassare il costo del lavoro in Germania e quindi
essere più competitivi, ma anche sostenere il proprio sistema pensionistico che
secondo i loro calcoli diverrebbe insostenibile nel 2020. Rendiamoci conto però
che faceva un discorso estremamente selettivo, con la scusa di quello che stava
succedendo in Siria si andavano a prendere ingegneri, medici etc, insomma
personale qualificato e scolarizzato mentre invece gli altri profughi li
lasciavano a noi. È chiaro a tutti ora che il ragionamento che ha fatto la
Merkel è spaventosamente cinico, doveva essere sanzionato invece è stata
osannata come futura vincitrice del Premio Nobel per la pace! Ma se di fronte a questo i sindacati italiani
non hanno detto (o capito) nulla vuol dire che non sono minimamente in grado di
comprendere la gravità della situazione attuale.
-Ora le chiedo di sfatare una volta
per tutte un falso mito. Ogni volta che ci si trova a parlare di Sovranità e di
prima repubblica, perché le si associano sempre, viene spontaneo affermare che
nella Prima Repubblica si stava sicuramente meglio di adesso, ma subito si
controbatte che ora si sta peggio perché stiamo ripagando i debiti che ci hanno
lasciato proprio loro. Quindi si stava meglio semplicemente perché hanno
indebitato il Paese che adesso ne paga le conseguenze.
- Allora
proviamo a sfatare questa credenza. Usiamo i dati però, perché le parole sono
interpretabili a piacimento mentre i numeri no. Iniziamo col dire che i grandi
danni durante la Prima Repubblica iniziarono col divorzio fra Banca d’Italia e
Tesoro, quando si impennò l’entità del debito pubblico poiché i tassi
d’interesse si alzarono oltremodo essendo da quel momento determinati
unicamente dai mercati finanziari e non più dall’azione della Banca d’Italia
che non poteva più regolarli intervenendo sul mercato primario. Il rapporto
PIL/debito raddoppio in 12 anni! Tralasciando questo dato obiettivo per un
attimo, ci accorgiamo comunque che quando l’Italia è entrata ufficialmente
nell’euro con il cambio irrevocabile a 1936,27 lire il I gennaio 1999, il
debito pubblico italiano ammontava a 1084 miliardi di euro, mentre ora ha
superato i 2200 miliardi e tutto questo ad opera della Seconda Repubblica!!!
Possiamo quindi affermare che la Seconda Repubblica ha più che raddoppiato il
debito pubblico italiano. Il record è del Sen. Mario Monti che in 17 mesi di
(S)Governo lo ha aumentato di ben 148 miliardi! Quindi stiamo attenti a quello
che si dice senza conoscere dati, date e
numeri esatti, non stiamo male perché ripaghiamo i debiti che ci ha lasciato la
Prima Repubblica, la Seconda ha fatto più danni della Prima (e non solo in
termini di entità del debito).
- C’è una frase che voi di
SCENARIECONOMICI ed ALI ripetete spesso, non so a dir la verità se è stato lei
il primo a pronunciarla e mi farebbe piacere se potesse riassumerne il
significato ai lettori di La Voce del Padrone. La frase è: “Riprendiamoci le
chiavi di casa”
- Sì di
quella frase ho il copyright (sorride). Riprendersi le chiavi di casa significa
riprendersi il diritto di sbagliare con la propria testa e non di fare errori
per volontà degli altri. Ribadiamo la nostra ferma volontà di poterci
autodeterminare e di poter portare avanti la nostra politica economica, pensata
e decisa da noi e non dagli altri per le effettive esigenze del Paese. A me non
sta bene che il nostro destino sia nelle mani di un’oligarchia autoreferenziale
a Bruxelles, nelle mani di persone non elette che fanno gli interessi non certo
dell’Italia ma di determinate lobby. Per questo vogliamo riprenderci le chiavi
di casa, i Parlamenti nazionali devono ritornare al ruolo di unici arbitri per
quanto riguarda la determinazione della propria politica economica, non deve
essere un organismo sovranazionale a Bruxelles che tiene in conto unicamente gli
interessi delle lobby e delle multinazionali. Tutto questo accade sospendendo i
più elementari principi sanciti dalla democrazia!
Ringraziamo il Professore Antonio M.
Rinaldi per questa intervista.