lunedì 2 novembre 2015

Pasolini: l’eretico violentato.


di Vincenzo Cerulli

Avete presente il senso del grottesco? Adesso vi faccio un esempio che sta disturbando non poco la mia coscienza. Proprio in questi giorni (1,2,3 novembre), presso il museo criminologico di Roma sarà possibile osservare tutti gli effetti che Pier Paolo Pasolini aveva con se’ la notte di quarant’anni fa, quando venne ammazzato come un cane. Tra di essi vi sono i suoi documenti, i suoi occhiali, dei libri e persino due assi di legno utilizzate per colpirlo. La versione ufficiale del ministero della giustizia afferma che: “ La scelta di non esporre i reperti in tutti questi anni è stata dettata dalla volontà di rispettare la figura del grande intellettuale e l'importante contributo che Pasolini ha dato alla vita culturale, artistica e politica del Paese”.
Ora io mi domando se si possa stabilire un limite di tempo netto alla discrezione e l’ossequio che vanno riservati ai morti, questione ancora più grave e delicata nel tormentato caso Pasolini. Alla reverenza che andrebbe riservata ad un intellettuale profetico come Pasolini la nostra società preferisce la necrofilia, ed io, purtroppo, ne intuisco facilmente il motivo.
Uno dei tratti più fortemente riconoscibili in Pasolini era il suo “essere eretico”, ogni intervista, ogni film, ogni libro o poesia era a suo modo eretica: in ogni eresia permane però la dimensione del sacro, del religioso, se non altro come momento antitetico da superare. La nostra società invece, per quanto sia più permissiva e laida di quella in cui operava e viveva il Poeta, non è quasi mai luogo di eresie: qualsiasi manifestazione artistica, per quanto possa tendere in quella direzione, non avrà mai l’aurea di eresia in cui era immerso Pasolini ad ogni passo, proprio perché non muove da un substrato di sacralità (o quantomeno di non riconducibile interamente al quotidiano).
Ecco come ammansire Pasolini, come accalappiarne il cadavere la cui eco ancora fa tremare. Si organizza una mostra con quello che in vita indossò e sfogliò quotidianamente (libri e vestiti), assieme alle assi di legno con cui è stato bastonato e il gioco è fatto: la società civile ha versato il suo contributo culturale all’altare del grottesco e Pasolini viene violentato nuovamente sotto il patrocinio delle istituzioni politiche. A commentare la vicenda mi viene alla mente un’immagine terribile: è come se gli italiani, non ancora pronti ad accogliere Pasolini, ma costretti dai quarant’anni passati dalla sua morte a dimostrare il contrario, esponessero le sue viscere nella pubblica piazza senza togliersi i guanti che si usano per i cadaveri che puzzano di più. Triste destino quello riservato al Poeta, che non trova pace nemmeno da morto. Un altro pubblico insulto riservato post mortem al Poeta fu quello di pubblicare le foto (su l’Espresso del Febbraio 1979) del suo corpo massacrato da bastoni e pneumatici senza che nessuna istituzione politica alzò un dito; ciò invece non accadde quando pubblicarono le foto del cadavere di Moro, a seguito di questa fuga di foto fu aperta un’inchiesta e i colpevoli vennero puniti. Queste manifestazioni contemporanee del grottesco ci dovrebbero insegnare una grande lezione: se come popolo non siamo ancora in grado di rendere a Pasolini l’onore e la memoria che merita è meglio lasciarlo morto. Lasciamolo riposare in pace. Perché ci affolliamo sopra la sua tomba tutti insieme? Perché una folla rumorosa e volgare come la nostra si riunisce goffamente per mostrare pubblicamente il proprio sdegno? Perché non andiamo privatamente, uno ad uno ad offrire i nostri fiori e la nostra giovinezza alla tomba del Poeta? Io so perché. Perché nella nostra società l’eresia è scaduta nel becero scandalo da prima pagina e così un pubblico insulto alla Sua figura viene interpretato come un omaggio alla sua memoria.
Caro Pier Paolo, almeno tu che puoi, dimenticaci.

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