venerdì 3 giugno 2016

Una seduta spiritica spiritosa


di Menno Gabel

Lo scorso 13 maggio, ultimo giorno dei Lemuria –la notte di Halloween del calendario romano– a casa Prodi hanno organizzato la consueta seduta spiritica per fornire a Piercarlo Padoan informazioni di prima mano sulle prospettive di sviluppo dell’economia italiana, e per la speranza che uno spirito caritatevole ed esperto potesse suggerire a Gentiloni e alla Mogherini qualche sensata strategia di medio periodo per la politica estera rispettivamente italiana ed europea, con magari un’indiscrezione sul futuro presidente degli States. Dei risultati della serata spiritica è trapelata finora solo una ghiottissima e inattesa sorpresa: la buonanima purgante di Giuseppe Gioacchino Belli ha inoltrato dalle sue sedi transacherontiche un transapocrifo sonetto “a specchio” (con una quartina aggiuntiva dopo le due terzine) su papa Francesco, una pasquinata impressionante che, giuntaci per vie traverse ma  verificate e attendibili (le stesse per intenderci che seppero comunicare il collegamento di Aldo Moro rapito e ancora vivo con Gradoli, via o paese che fosse), condividiamo con i nostri curiosi lettori.


A Roma chi se fa l’affari sua
E poi fa créde d’èsse un sanfrancesco
A daje un nome in schietto romanesco
Se chiama paraculo, bontà sua.

Tra segni da toccasse li cojoni   *
Padre Bergojo è mo’ papa Francesco
Co’ li massoni ch’offrono er rinfresco
Ai gesuiti e a tutti i fratelloni.

Se un Benedetto dice “Me n’andrei”  **
Cor core più sanguigno de ‘na rapa,
Ecco Bergojo ch’a maggior gloria dei  ***

Se fa alliscià’ fino che ce s’arrapa, 
Lui, principe de’ novi farisei,   ****
C’ortre che paraculo è parapapa.  *****

Ognuno è santo alla misura sua:
Tanto piena è ’na botte che un ditale,
Non meno dell’Atlantico un pitale,
noce o nave piena da poppa a prua.

San Carlo Boromeo c’ha ’r Sancarlone   ******
San Pietro ha dato er nome ar sampietrino.   *******
Bergojo, come è scritto ner destino,
Lo chiameranno tutti Ber…gojone.   ********



*   Si allude probabilmente al fulmine che colpì la Cupola di San Pietro nei giorni dell’ultimo conclave, o alla croce crollata con morto in Valcamonica pochi giorni dopo la canonizzazione bergogliana di Karol Wojtyla, o forse alla colomba liberata dal pontefice all’Angelus e assalita da un corvo, auspicio funesto molto significativo dalle parti dell’ Acheronte, e ben degno di essere espiato col volgare rito apotropaico della toccata testicolare.
**   “Il me n’andrei” , secondo uno dei presenti all’evocazione spiritica, sarebbe stato sottolineato dall’anima del  Belli con indicibili sghignazzi e allusioni al ben più travagliato “rifiuto” di Celestino V.
***   Ad maiorem  Dei gloriam  è come si sa uno dei motti dei gesuiti.
****   Inf. XXVII, 85 : la celebre perifrasi dantesca per  Bonifacio VIII.
*****   Parapapa alluderebbe alla presunta dubbia legittimità dell’elezione dell’attuale pontefice: falso papa, pseudopapa
******   Il Sancarlone è la statua colossale (35 m) innalzata ad Arona, nel Novarese, in onore di San Carlo Borromeo.
*******   Il Belli gioca qui con l’antifrasi popolare romana che mette in rapporto semantico l’umile selcio delle pavimentazioni stradali con il ruolo di Pietro come “testata d’angolo” dell’edificio della chiesa cattolica.

******** I puntini di sospensione (che tanto spiacevano a Umberto Eco) sono stati posti per registrare il fatto, testimoniato dai presenti alla seduta spiritica in casa Prodi, che la voce della buon’anima del Belli là avrebbe fatto una lunga pausa irriverente e allusiva spezzando la parola proprio in quel punto. Quindi tre punti non pleonastici voluti proprio dall’autore.

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