di Menno Gabel
Lo
scorso 13 maggio, ultimo giorno dei Lemuria –la notte di Halloween del
calendario romano– a casa Prodi hanno organizzato la consueta seduta spiritica
per fornire a Piercarlo Padoan informazioni di prima mano sulle prospettive di
sviluppo dell’economia italiana, e per la speranza che uno spirito caritatevole
ed esperto potesse suggerire a Gentiloni e alla Mogherini qualche
sensata strategia di medio periodo per la politica estera rispettivamente
italiana ed europea, con magari un’indiscrezione sul futuro presidente degli States.
Dei risultati della serata spiritica è trapelata finora solo una ghiottissima e
inattesa sorpresa: la buonanima purgante di Giuseppe Gioacchino Belli ha
inoltrato dalle sue sedi transacherontiche un transapocrifo sonetto “a specchio”
(con una quartina aggiuntiva dopo le due terzine) su papa Francesco, una
pasquinata impressionante che, giuntaci per vie traverse ma verificate e attendibili (le stesse per
intenderci che seppero comunicare il collegamento di Aldo Moro rapito e ancora
vivo con Gradoli, via o paese che fosse), condividiamo con i nostri
curiosi lettori.
A
Roma chi se fa l’affari sua
E poi fa créde d’èsse un sanfrancesco
A daje un nome in schietto romanesco
Se chiama paraculo, bontà sua.
Tra segni da toccasse li cojoni *
Padre Bergojo è mo’ papa Francesco
Co’ li massoni ch’offrono er rinfresco
Ai gesuiti e a tutti i fratelloni.
Se un Benedetto dice “Me n’andrei” **
Cor core più sanguigno de ‘na rapa,
Ecco Bergojo ch’a maggior gloria dei ***
Se fa alliscià’ fino che ce s’arrapa,
Lui, principe de’ novi farisei, ****
C’ortre che paraculo è parapapa. *****
Ognuno è santo alla misura sua:
Tanto piena è ’na botte che un ditale,
Non meno dell’Atlantico un pitale,
noce o nave piena da poppa a prua.
San Carlo Boromeo c’ha ’r Sancarlone ******
San Pietro ha dato er nome ar sampietrino. *******
Bergojo, come è scritto ner destino,
Lo chiameranno tutti Ber…gojone. ********
* Si allude probabilmente al fulmine che colpì
la Cupola di San Pietro nei giorni dell’ultimo conclave, o alla croce crollata
con morto in Valcamonica pochi giorni dopo la canonizzazione bergogliana di
Karol Wojtyla, o forse alla colomba liberata dal pontefice all’Angelus e
assalita da un corvo, auspicio funesto molto significativo dalle parti dell’
Acheronte, e ben degno di essere espiato col volgare rito apotropaico della
toccata testicolare.
** “Il me n’andrei” , secondo uno dei
presenti all’evocazione spiritica, sarebbe stato sottolineato dall’anima del Belli con indicibili sghignazzi e allusioni al
ben più travagliato “rifiuto” di Celestino V.
*** Ad maiorem Dei gloriam è come si sa uno dei motti dei gesuiti.
**** Inf. XXVII, 85 : la celebre perifrasi
dantesca per Bonifacio VIII.
***** Parapapa alluderebbe alla presunta
dubbia legittimità dell’elezione dell’attuale pontefice: falso papa, pseudopapa
****** Il Sancarlone è la statua colossale (35 m)
innalzata ad Arona, nel Novarese, in onore di San Carlo Borromeo.
******* Il Belli gioca qui con l’antifrasi popolare
romana che mette in rapporto semantico l’umile selcio delle pavimentazioni
stradali con il ruolo di Pietro come “testata d’angolo” dell’edificio
della chiesa cattolica.
********
I puntini di sospensione (che tanto spiacevano a Umberto Eco) sono stati
posti per registrare il fatto, testimoniato dai presenti alla seduta spiritica
in casa Prodi, che la voce della buon’anima del Belli là avrebbe fatto una
lunga pausa irriverente e allusiva spezzando la parola proprio in quel punto.
Quindi tre punti non pleonastici voluti proprio dall’autore.
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