lunedì 14 dicembre 2015

Carte scoperte: il fronte repubblicano ferma quello Nazionale


di Simone Mela

Alla fine c’è stata la “sentitissima riflessione” degli elettori francesi durante la settimana che ha preceduto la seconda tornata prevista da un sistema elettorale maggioritario a doppio turno. Appena una settimana fa Il Front National si era imposto in sei regioni su tredici registrando risultati clamorosi. In Nord-Passo di Calais- Piccardia e in Provenza-Alpi- Costa Azzurra, dove erano candidate rispettivamente Marine e sua nipote Marion Le Pen, la fiamma tricolore aveva varcato l’incredibile soglia del 40% e si era affermata come primo partito nazionale con il 29,5% dei consensi. La risposta del “sistema” però non si è fatta attendere. Il primo ministro Manuel Valls, socialista, ha paventato l’idea di una guerra civille nell’eventuale caso che il Fn si fosse riconfermato, provocando, così facendo, una maggior affluenza (il 58,5% contro il 51% di domenica scorsa) di elettori che, spinti dalla paura dello “spettro fascista” si sono recati di corsa alle urne. In più, sempre Valls, in ottemperanza al motto socialista del “Non votiamo per qualcuno, ma perhé qualcuno non ce la faccia” ha ammonito i candidati del suo partito nelle regioni in cui erano arrivati terzi di ritirarsi, spianando la strada di fatto ai repubblicani di Sarkozy. O fronte repubblicano o morte. Si potrebbe riassumere così il principio che hanno fatto trapelare le istuzioni francesi. E così è stato. Il Fronte Nazionale non conquista nessuna regione. Marine cede il passo al candidato gollista Xavier Bertrand che prende più del 58%, stessa storia in Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena dove era candidato il numero due del FN, Florian Philippot, e nel sud-Est che vede Marion sconfitta con il 44,2% dei voti contro il 55,8% del repubblicano Christian Estrosi, ex sindaco di Nizza.
Il fronte repubblicano batte Il Fronte Nazionale ma la guerra è appena cominciata. Il colpo si è fatto sentire e come. La cosiddetta alleanza UMPS ha retto questa volta ma in futuro non è detto che andrà sempre così. Il prezzo che socialisti e repubblicani hanno dovuto pagare, infatti, è stato quello di aver dimostrato che alla fin fine sono due facce della stessa medaglia, due fazioni che sostengono il progetto neoliberista europeo, due fazioni asservite alla NATO e all'UE, due fazioni che hanno destabilizzato la Libia e cercato di destabilizzare la Siria, e ancora, due fazioni che hanno rifiutato il dialogo con Putin fino a quando, dopo i fatti del 13 novembre scorso, si sono trovati con le spalle al muro. La Le Pen e il suo partito mettono in discussione tutto questo rilanciando un programma di sovranità nazionale moderno. Fanno paura. Una paura che non è quella del ritorno al manganello come sostiene il circo mediatico, ma quella connessa alla frantumazione di questo orribile quadro mondialista ed europeo. La Le Pen all'Eliseo fra diciotto mesi, in occasione delle presidenziali, rappresenterebbe la prima luce accesa in questa Europa buia e arida. Il popolo francese ha cambiato gli equilibri di questo continente più di una volta e chissà che non sia destinato nuovamente nell'impresa. Spero che la prossima volta abbia un po’ più di coraggio dando fiducia all'unico partito che lo difende e sostiene, partito che, peraltro, non ha mai governato e che quindi ha tutto da dimostrare.
Chiudo dicendo che se dovesse andare come ci si aspetti, mi auguro che il popolo italiano non si faccia trovare impreparato all'appuntamento con la Storia.

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