martedì 1 dicembre 2015

Francia apriporte della Germania


di Simone Mela

Nell'immaginario comune la Germania, almeno apparentemente, viene considerata la locomotiva di Europa, la prima potenza economica europea, un modello irraggiungibile per noi “poveri, furbi e pigri italiani”. L'origine di questo primato va sicuramente individuata nella creazione dell’unione monetaria e quindi nell'introduzione del famigerato euro. Anche centoquarantacinque anni fa (1870) lo scenario in Europa era molto simile. Quello che cercherò di raccontarvi è un curioso ritornello della storia in base al quale il dominio teutonico sul continente è legato a doppio filo con un’altra nazione: limitrofa e da sempre odiata. La Francia. Vediamo perché.
Nel 1870, dal 31 agosto al 2 settembre, a Sedan (Francia nord-ovest), si combatté la guerra franco-prussiana tra la Prussia di Bismark e la Francia di Napoleone III. La battaglia fu vinta nettamente dal Cancelliere di ferro e l’imperatore francese, fatto addirittura prigioniero dai prussiani, fu costretto a capitolare. La Prussia riuscì ad annettere le regioni francesi dell’Alsazia e della Lorena che andarono a completare il processo di unificazione intrapreso dalla Prussia, il quale portò alla creazione del moderno stato tedesco. Sviluppo economico e incremento demografico permisero alla Germania di candidarsi per il posto di potenza egemone europea che era occupato dalla stessa Francia e prima ancora dalla Spagna. Benedetto Croce a conferma di quanto detto scrisse nella "Storia d’Europa nel secolo decimonono": <<La guerra del ’70, che fu una sequela quasi ininterrotta di trionfi militari, attuò l’unione degli stati meridionali con la Confederazione del nord, [...] Sorgeva così la potenza e, al luogo di quella francese, la preponderanza tedesca nel continente europeo>>. La Francia rappresentò l’ultimo ostacolo da superare prima della completa unificazione della Germania e del successivo dominio sull'Europa della stessa.
Circa centoventi anni dopo si presenta, come detto, se non identico uno scenario molto simile. Siamo a cavallo fra gli anni ’80 e ’90. Questa volta non viene fatto prigioniero nessuno (semmai lo saranno i popoli in seguito), non si combatté nessuna guerra: si tratta di un accordo fra il presidente francese François Mitterrand e il Cancelliere tedesco Helmut Kohl. Dalla fine della seconda guerra mondiale la Germania era divisa in due: la Repubblica federale tedesca a ovest e la Repubblica democratica tedesca a est. Il blocco sovietico si stava dissolvendo. Nell'estate 1990 venne firmato tra la BRD e la DDR l’accordo di riunificazione e il 3 ottobre ebbe compimento la definitiva unione politica della Repubblica federale tedesca. Ma in che modo la Francia contribuì alla riunificazione della Germania e alla relativa leadership ottenuta in seguito? La paura. Il ricordo della seconda guerra mondiale non si era ancora del tutto dissolto. Una Germania unita avrebbe rappresentato la terza potenza mondiale dietro USA e Giappone. Il presidente francese Mitterrand la notte stessa dell’unione politica, come ci racconta Vladimiro Giacchè, annota al suo segretario Attali che bisognava stemperare la Germania a tutti i costi. “Il marco è per la Germania, quello che la bomba atomica è per la Francia’’, si diceva all'epoca nei corridoi dell’Eliseo. La ragnatela che, secondo Mitterrand, poteva imbrigliare la neonata Repubblica tedesca impedendole di decollare era una maggiore integrazione europea. Da qui il trattato di Maastricht nel 1992, voluto da Mitterrand, e la successiva moneta unica. Si trattò di un accordo dunque. La Francia appoggiò la riunificazione tedesca ma in cambio chiese alla Germania di rinunciare al suo tanto amato quanto potente marco. A riguardo Peer Steinbrück, ex capo del Partito Socialdemocratico tedesco (SPD), scrive in un suo libro: <<L’abbandono del marco tedesco in cambio di un euro stabile è stata una delle concessioni che hanno aperto la strada alla riunificazione tedesca>>, o ancora, Hubert Védrine, consigliere del presidente Mitterrand disse: <<Mitterrand non voleva una riunificazione tedesca senza un progresso nell'integrazione europea>>.
Come sostiene Paolo Becchi, si cercò di europeizzare la Germania ma si finì per germanizzare l’Europa. Germanizzare l’Europa perché, tanto per dirne una, si è voluto imporre il modello tedesco basato sulla riforma del mercato del lavoro di Schröder: la Germania ha aumentato la produttività ma non ha trasferito niente sui salari dei suoi cittadini basando, quindi, tutto sull'esportazione. In questo modo i paesi meno produttivi dell'Eurozona per recuperare competitività, essendo impossibile svalutare la propria valuta nazionale a causa della moneta unica, devono svalutare i salari (le cosiddette riforme strutturali) causando forti squilibri dovuti al calo della domanda interna e della produttività. La Francia voleva imbrigliare la Germania ma ha finito per imbrigliare tutti noi.
Le guerre non si combattono più solo con cannoni e fucili ma anche con i trattati e così, come nel 1870 i francesi hanno spianato la strada, magari indirettamente, al dominio tedesco in Europa. Visto che Sedan ha acceso nazionalismi che sono sfociati in due guerre mondiali, speriamo che l'Eurozona si dissolva prima che si versi ulteriore “sangue”.

(pubblicato sul n°1 della rivista "La Voce del Padrone"

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