martedì 1 dicembre 2015

Ladolescenza


di Leonardo Boanelli

“Crescere, formarsi, nell’insieme, corpo e mente non è solo un periodo cronologico, una fase storica personale, è di più: si è altro. Si è in un’altra forma, come la pupa di un insetto. È un’altra vita non un pezzo di quella da adulto. È un altro luogo, non un altro tempo”. Come un dj, di una trasmissione musicale notturna, parla confidenzialmente al proprio pubblico nello stacco tra un brano e l’altro così Marco Dambrosio, in arte Makkox, nel suo albo alla francese con variazioni fa una compilation costituita da piccole emozioni affini racchiuse in singoli racconti. Il risultato è una qualità emotiva che trascende i singoli brani, ti prende per mano, ti porta nell’adatto mood dolcemente fino a raggiungere il climax ed infine lasciarti andare con un grano di nostalgia in cuore. L’ obiettivo di Makkox: una persistenza sorretta in bilico sull’inespresso. Ma perché nell’era del fumetto digitale, dal formato jpeg, un artista, con un’ampia esperienza sul web, torna alla stampa? Makkox ama la carta, la stampa su carta, non necessariamente solo il fumetto su carta, anzi è critico nei confronti della richiesta degli editori ad adeguarsi a format “fumettistici” rigidi, quelli che imbrigliano l’opera a un pubblico di lettori-di-fumetti-e-basta. Per Makkox conoscere la totalità del processo produttivo tipografico è per un fumettista come per un violinista saper costruire il proprio violino. Ed ama definirsi scarso violinista, ma buon liutaio. Ci tiene a sottolineare la qualità della carta di pura cellulosa della grammatura del suo albo, rilegato a filo, non semplicemente incollato. Gioca nel descrivere al lettore come la copertina, pur essendo della stessa carta dell’interno, è due volte e mezzo più pesante di quest’ultima. Ed in ultimo come un artigiano che si compiace del suo manufatto di cui non è sposo(lettore) né padre(editore) ma amante, descrive come la copertina non essendo tagliata a filo con le pagine ha le bandelle piegate per offrire al pollice “quel dentino lì che dici ora apro e lo leggo, oppure rimani a fare flip flip che ti piace sentire quella listella sporgente sotto il pollice”. Makkox rimpiange dell’adolescenza cose banali che molti hanno cantato: la spensieratezza, le varie verginità, la fiducia di essere immortali, ma anche le paure, i dolori. Al presente tuttavia il fumettista non ha nulla da rimproverare, vede in giro molta voglia di leggere, un desiderio che viene da lettori non da lettori-di fumetti-e-basta. “E poi?”. “Lo devi scrivere al posto di “fine” nei tuoi fumetti.”. “Cosa?”. “E poi?”. Così termina uno dei racconti dell’albo di Makkox ma lo scoprirete da soli, poi.

Fonti: makkox.it
www.comicus.it
www.ninjamarketing.it


(pubblicato originariamente sul n°1 della rivista "La Voce del Padrone")

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