martedì 1 dicembre 2015

L’economia per la guerra o la guerra per l’economia?


di Valerio D'Agostini
Fin da subito, da quando ha imparato ad organizzarsi socialmente, l'uomo ha sempre avuto l'istinto animale della conquista e della dominazione.
Ciò che differenzia i conflitti militari dal momento precedente a quello successivo l'industrializzazione è la differente posizione dell'economia nel guerresco. Partendo dal fatto che la guerra si è sempre svolta per motivi economici e geopolitici (i quali sottintendono, quasi sempre, comunque altri motivi di natura economica), si è sempre visto, dall'antica Grecia fino alla Guerra dei Sette Anni, che poche erano le potenze politiche impegnate nei conflitti, le stesse che potevano permettersi un grande esercito ben organizzato e addestrato in grado da sottomettere quelle popolazioni che poi sarebbero state inglobate in un primo, embrionale, progetto cosmopolita. Era quindi prettamente l'economia che serviva alla guerra: più era ricca una potenza, migliore sarebbe stato il suo apparato militare e quindi tanto maggiore la sua portata di influenza.
Con l'avvento dell'industrializzazione e del libero mercato questa tendenza è andata invertendosi, perché crescendo sempre di più la concorrenza economica non solo tra Stato e Stato, ma tra continente e continente, la guerra viene sempre più vista come elemento di riscatto da una situazione di declino o come mezzo per accrescere ancora di più la propria influenza su territori spesso molto distanti, e quindi non più legati anche a ragioni di coesione territoriale in una determinata zona come, invece, accadeva prima. Per questa sua capacità di smuovere gli assetti politici, e quindi economici, altrimenti destinati ad essere ciò che viene definita "stagnazione economica" in senso lato, la guerra è diventata, in un certo senso, il processo di avvio di quell'intero sistema di interessi volto al raggiungimento del profitto sotto forma di svariati approcci, anche chiamato economia.

(pubblicato originariamente sul numero 1 della rivista "La Voce del Padrone")

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