di Vincenzo Cerulli
Doromizu, “acqua torbida”, è il ventre della Tokyo di inizio
millennio descritto da Mario Vattani nel suo romanzo d'esordio. Alex, protagonista dell’opera e
alter-ego dell’autore, ci accompagna nella discesa in questo abisso dove colpa
e pentimento non sono assolutamente di casa, dove tutto ciò che mette in atto
nella ricerca per la propria identità si pone sempre “al di là del bene e del
male”. In questa discesa nell’abisso sono diversissimi fra loro i vari personaggi
a comparire sulla scena. Fondamentali sono le figure femminili, paragonate a
demoni e animali sacri della mitologia nipponica, Aya e Tomomi (due mondi
opposti), a volte trascinano Alex sempre più in fondo al cuore dei suoi
istinti; altre volte gli mostrano una luce possibile, una redenzione che però
non è realizzabile perché non c’è colpa, come l’autore tiene a sottolineare: ”Qui
siamo liberi, anzi sono io a essere libero. Perché sono nel luogo dove si può
raccontare qualsiasi storia, sono nell’oriente estremo, dove non ci sono né
colpa né perdono, c’è solo l’audacia dello sforzo, la sventatezza di chi decide
di dare il meglio di sé, quale che sia il suo cammino, non importa se per il
bene o per il male, perché tanto tutto decade, si sbriciola, si sfascia.” Troviamo schiere di miserabili, sia uomini che
donne, costretti a vendere il proprio corpo e la propria dignità in filmetti
porno per ripagare i propri debiti e cercare di sopravvivere, troviamo decine e
decine di ragazze che vendono la propria dignità pur non avendone strettamente
bisogno, troviamo la Yakuza che con il suo sistema di valori accompagna Alex
nella ricerca della sua identità. Alessandro Merisi, italiano solo per il passaporto, nato e
residente a Londra, orfano di madre in tenera età, rappresenta alla perfezione
lo sradicato apolide che la globalizzazione ci vuole offrire come unico modello
di esistenza possibile; ma a tutto questo il protagonista si ribella, è per
questo motivo che parte per il Giappone, per “darsi radici”. Questo percorso è
doloroso, Alex lo sa, sa che l’irezumi è la tecnica di tatuaggio più dolorosa
ma è solo così che si entra nella “family”, nell’ultima seduta dal maestro
tatuatore questi gli dirà: “Vedrai che alla fine ti farà male dappertutto, e
sentirai il drago e la tempesta e i fiori di ciliegio in tutto il corpo. Ma in
fondo è anche giusto che sia così”, e così sarà infatti. Il drago nascerà in
primavera, nei giorni in cui i fiori di ciliegio sbocciano, quando Alex sarà più vicino al limite dell’abisso in cui deve obbligatoriamente
scendere per trovare la propria identità. Sono innegabili gli influssi di
Nietzsche, come è innegabile lo sfondo su cui va in scena la storia, questo
sfondo fu anche il nemico giurato del filosofo di Röcken: il nichilismo appunto.
Nietzsche scriveva nelle “tre metamorfosi” che il leone, uccidendo il drago, si
è fatto “signore nel deserto” e che il deserto di valori è l’unica strada
percorribile prima di tornare a creare valori nuovi come fanciulli. Quel
deserto lo stiamo ancora percorrendo e, probabilmente, lo stesso ha fatto Alex immergendosi
nell’acqua torbida del ventre di Tokyo. Il suo “deserto” sono i “love hotel” e
i “night club”, le ragazze puttane avide e i quartieri lerci, il lavoro come
cameraman dei film porno pur non avendone bisogno è il suo deserto. Alex però
rimane libero, perché sfida il deserto, e invita noi con lui ad attraversarlo,
pur sapendo che alla fine non ci sarà catarsi o redenzione ad attenderci.
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