mercoledì 20 aprile 2016

La Scienza oltre la scienza


di Edoardo Rivetti

“I chitarristi passano metà della propria vita ad accordare lo strumento e l'altra metà a suonare scordati.” Andrés Segovia

Per sopravvivere al dubbio iperbolico, non solo l'uomo, ma anche la società deve trovare delle rade il più possibile al riparo da venti. Ogni società fabbrica le sue, di rade, ed oggi viviamo nell'era della sicurezza scientifica. Due sono le caratteristiche che sono proprie di ciò che ci viene mostrato come scienza: il fatto che i suoi risultati destino in noi una sensazione di sicurezza e la torre d'avorio, aperta per solo pochi eletti, che ne è la sede. Ma ciò che si nasconde in quell'inoppugnabile edificio è davvero la scienza, quella vera?
Herbert Marcuse ne “L'uomo a una dimensione” afferma che il metodo conoscitivo della scienza è, per sua virtù, capace di figurare un universo sterminato dall'obiettività irraggiungibile. Come dare torto a chi si culla nei passaggi logici che intercorrono in una dimostrazione matematica? Come preferire a questa placida passeggiata scandita da rassicuranti “=”, una tortuosa gita negli erti sentieri (spesso interrotti) della filosofia, che la maggior parte delle volte portano in selve oscure (o in foreste nere)?
Ma il metodo scientifico vero è ben diverso, molto più insicuro ed affascinante. Si prenda il caso dell' esistenza delle onde gravitazionali, ipotizzata da Einstein più di cento anni fa e l'11 febbraio di questo anno verificata in modo diretto. Tutti a gioire di questo fatto quando in realtà la risposta che avremmo dovuto auspicare sarebbe dovuta essere la confutazione. Perché? Una teoria scientifica non si proverà mai giusta, ma solo confermata. Non esiste il medioevale “Libro della natura” in cui verificare la correttezza delle formule partorite dalla mente geniale dei fisici di tutta la storia; quindi, le uniche formule di cui saremo mai in grado di determinare la verofalsità saranno quelle non verificate dai dati, quindi solo quelle false. La meccanica newtoniana per secoli è stata accettata come vera, salvo essere rimpiazzata dalla fisica di inizio novecento, relativistica e quantistica. Wittgenstein in “Della certezza” sottolinea proprio come la correzione a una qualunque opinione non sia in alcun modo più certa di quella che ha sostituito, fondamentalmente perché la stessa certezza altro non è che una “nidiata di proposizioni” senza alcuna verità al di là del nostro credere in esse in modo sociale; tanto è illusoria la nostra certezza, quanto è vero che una riformulazione di un intero sistema desta molte meno preoccupazioni di una falla nella nostra sicurezza.
La scienza che studia la natura si muove in forma squisitamente dialettica; l'unico passo avanti è l'aufhebung (il superamento) che fa collassare i giganti sulle spalle dei quali ci siamo issati. Ancora con Hegel, possiamo dire che nella scienza si applica la formula omnis determinatio est negatio, certo, con un significato riveduto e corretto, ma sempre aderente alla sentenza.
Il tutto fa apparire un nuovo volto della scienza, la rende quasi un bimbo innocente ed ancora inesperto di ciò che lo circonda. Molto diverso da quanto ci viene propinato: la scienza che con i suoi  LHC ci detta come va il mondo, salda e forte come Anteo. Peccato che Eracle lo sconfigga, Anteo, semplicemente sollevandolo da terra.


“Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Fallisci ancora. Fallisci meglio.” (Samuel Beckett)

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