venerdì 25 marzo 2016

Intervista al regista Thomas Torelli


"Thomas Torelli è il regista di " Un altro mondo", film che sta facendo il giro del pianeta. Il suo prossimo film, "Food Revolution", in uscita quest'anno, solleverà un doveroso dibattito sull'alimentazione. Lo abbiamo intervistato e ci ha anche rilasciato  qualche anticipazione sul suo ultimo lavoro."

di Vincenzo Cerulli

-V Cosa diresti ai lettori di “La Voce del Padrone” che ancora non hanno visto il tuo film? Nelle tue proiezioni premetti sempre quanto sia difficile descrivere di cosa parla il film; eppure dopo averlo visto quasi tutti dicono sempre: “ma è chiaro, è tutto così semplice”. Questa apparente incongruenza ti fa sorridere?

-T Le domande sono collegate. Risponderei che proprio perché ho difficoltà a parlare del film non posso far altro che invitare tutti a vederlo al più presto (sorride). Gli argomenti che emergono un po’ alla volta dalla trama del film non sono nuovi concetti o teorie che voglio inserire nelle teste degli spettatori ma semplicemente antiche verità che appartengono a tutti noi e che il film si limita a farci riscoprire, ci aiuta a ricordare cose che abbiamo sempre saputo ma abbiamo dimenticato.

-V Credi che la diffidenza che molti potrebbero avere ad avvicinarsi ad un’opera come la tua sia rivelatrice del fatto che la maggior parte dei “valori” che abbiamo ereditato in realtà non ci appartengano? Nell’accettare un “altro mondo” molti potrebbero pensare di dovere rifiutare tout court il “mondo” che abitiamo adesso. Come possiamo trovare armonia fra i due ed evitare di ricadere in una dialettica binaria degli opposti che troppo spesso si è limitata a mostrare solo l’altra faccia della stessa realtà?

-T Esatto, noi non dobbiamo assolutamente creare dal nulla un “altro mondo” opposto e speculare a quello attuale, altrimenti ricadiamo in uno sterile dualismo. Un “altro mondo” è quello che già abbiamo, dobbiamo però iniziare a guardarlo con occhi diversi, dobbiamo iniziare ad abitare questo “altro mondo” tutti i giorni, cercando di essere persone più responsabili. Ovviamente non possiamo illuderci di creare una società diversa tornando a suonare i tamburi per le vie delle metropoli, alcune cose le abbiamo irrimediabilmente perse e i tentavi di imitazione sarebbero scimmiottamenti dannosi; ma questo non significa che sia tutto irrecuperabile. Dobbiamo riuscire a trarre vantaggio dalla pluralità di società, cosa che non è assolutamente accaduta 500 anni fa con gli invasori dell’America centrale.

-V In questo tuo riferimento alle popolazioni precolombiane (che hanno un ruolo fondamentale nel film) si è praticamente palesato l’aut-aut occidentale: o noi dominiamo voi o viceversa, gli europei non hanno provato minimamente ad integrarsi con loro. Perché non c’è stata un’osmosi fra le due culture secondo te?

-T Era impossibile perché i nostri “valori” erano radicalmente diversi dai loro. Per esempio per loro era inconcepibile cedere pezzi di terra agli europei perché loro non l’avevano mai comprata, non la riconoscevano come una loro proprietà stabilita da un contratto scritto (non avevano scrittura, per questo ogni parola detta a voce era sacra). Loro non trattavano la terra come se l’avessero ricevuta dai genitori; ma come se la stessero tenendo in prestito dai loro figli. Gli europei volevano comprare terre che per gli indigeni non erano vendibili, proprio perché non gli appartenevano, lo scontro di civiltà era inevitabile. Pensa a come sarebbe il mondo se noi tutti oggi vedessimo la terra non come ereditata dai genitori ma come in prestito dai nostri figli? Qui emerge un grande problema della nostra società: sentiamo come nostro (e dunque curiamo) solo ciò che è di nostra proprietà. I mari, le montagne, le foreste che appartengono a tutti, non sono di nessuno e ognuno ci fa quello che vuole. Difendiamo solo ciò che porta il nostro nome, comunità e condivisione non esistono più.

-V Il tuo discorso mi fa pensare all’etica di Lévinas, secondo il quale ogni uomo che viene ad essere nel mondo non abita un luogo suo di diritto. Quel luogo è stato di qualcun altro prima di lui e così sarà sempre. Continuando a non pensare l’etica in questi termini reiteriamo il discorso di chi dice: “è mio ciò che è di mia proprietà quindi lascio a nessuno quello che non è definibile, lascio ciò che è comune all'incuria generale.”

-T Vincenzo il mare di chi è? Basta guardare il porto di qualsiasi grande città per capire che non è di nessuno, lo stiamo distruggendo e se distruggiamo il mare distruggiamo il pianeta. Sembra banale ma di fatto è così.

-V No no Thomas purtroppo non è banale affatto, è un motivo su cui è doveroso ragionare ma purtroppo finché ne chiacchiereremo e basta non ne discuteremo mai seriamente.

-T L’America noi l’abbiamo scoperta dal nostro punto di vista. Dal punto di vista dei nativi non abbiamo scoperto nulla, basta cambiare punto di vista e la realtà cambia radicalmente.

-V Questa pretesa di universalizzare che si risolve nell’europeizzare è un vizio che l’Europa ha sempre avuto purtroppo. L’ultima domanda che vorrei farti riguarda il docu-film a cui stai lavorando in questo periodo: “Food Revolution”. Sono convinto che solleverà un dibattito di cui c’è veramente bisogno, ti posso chiedere qualche anticipazione?

-T Si, ti posso dire che stiamo intervistando le persone più in vista riguardo questa tematica. In unico film stiamo cercando di convogliare i tre caratteri principali del problema della cattiva alimentazione: la salute dell’uomo, l’impatto sull’ambiente e la reazione del mondo animale. Parlare dell’argomento tenendo separati questi fattori è molto peggio che non parlarne affatto, sono intrinsecamente collegati l’un l’altro. Chi tenta di dividerli lo fa per dividere l’opinione pubblica, "divide et impera", non è una novità. Abbiamo trasformato l’alimentazione in business e passatempo, le conseguenze di questa trasformazione le può trarre chiunque se è sincero con se stesso. Se paghi un hamburger un dollaro non puoi credere che quell’hamburger sia un prodotto sano, sai benissimo che stai avvelenando te e tutto l’ambiente che ha contribuito, passivamente, affinché l’hamburger arrivasse sulla tua tavola.


-V Grazie per le tue risposte Thomas, in lak'ech! (vedete il film per capire cosa significa)

Trailer dei due film:
https://www.youtube.com/watch?v=UAsa8wbzJ78
https://www.youtube.com/watch?v=zcYFb_Bn44U

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