mercoledì 23 marzo 2016

TISA, TTIP, TPP: l'interesse delle lobby e il corporatismo economico


Questi tre acronimi compongono un triangolo di accordi economici su scala mondiale al cui centro si trovano gli Stati Uniti. La grande potenza americana, avendo visto minacciato il suo imponente status economico mondiale davanti alla esponenziale crescita delle economie degli stati emergenti come la Cina e gli altri membri BRICS (Brasile, Russia, India, Sud Africa e la già menzionata Cina), si trovò costretta a cercare nuove soluzioni per andare contro il proprio declino. Perciò, dopo vari tentativi fallimentari nella World Trade Organization (WTO), si bypassò questo organo e si pensò agli accordi di scambio TISA, TTIP e TPP, sui quali si sta ancora trattando e che dovrebbero creare un'alleanza economica tra USA, UE e gran parte del mondo, escludendo da ogni trattativa i BRICS così da creare un blocco economico conchiuso in se stesso.


di Horatiu Chituc

19 giugno del 2014: Wikileaks pubblica la bozza sull'accordo TISA che risale al 14 aprile del 2014. E' la prima volta che il grande pubblico ha accesso a tali informazioni, sebbene le trattative fossero iniziate già dal 2013, e non a caso il documento pubblicato è solo una bozza incompleta. Julian Assange, fondatore di Wikileaks, tenuto in asilo politico nell'ambasciata ecuadoriana di Londra, offre una ricompensa di 100.000 euro a chiunque sia in grado di reperire i documenti completi degli accordi e mandarli sulla piattaforma della sua organizzazione. Fino ad oggi quelle carte non sono ancora state pubblicate per intero e non possono essere viste direttamente da chi non è autorizzato, benché i partecipanti alle trattative non siano tenuti a conservare il segreto. Inoltre, il procedimento con cui si può accedere a questi documenti è complicato ed è riservato solo ai soci e ai membri dei vari organi politici dell'UE. Tale segretezza ha fatto sorgere critiche e proteste da parte di organizzazioni ecologiste, sindacati e organizzazioni per la difesa del consumatore la cui esclusione dagli incontri più importanti ha rafforzato i sospetti di diversi potenziali pericoli.
Poniamoci dunque la domanda più semplice ma allo stesso tempo anche la più fondamentale: cosa sono TISA, TTIP e TPP? TISA è un acronimo per Trade in Services Agreement e riguarda la liberalizzazione degli scambi dei servizi sul piano internazionale. Ciò vuol dire che, attraverso questi accordi, si tenta di agevolare le condizioni in cui gli investitori stranieri operano negli stati ospiti attraverso l'eliminazione delle "barriere discriminatorie", aumentando così i loro diritti sul territorio dei paesi ospiti.Gli stati che ne prendono parte sono i seguenti: Stati Uniti,Canada, Australia, Nuova Zelanda, tutti i paesi dell'UE, Svizzera, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Turchia, Israele, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Giappone, Pakistan, Panama, Cile, Paraguay, Perù, Colombia, Messico e Costa Rica. Non a caso la maggior parte di questi stati basa la propria economia sul terziario, cioè sui servizi a cui il trattato punta, e rappresentano il 70% degli scambi mondiali dei servizi. Ciò che preoccupa e che dovrebbe preoccupare tutto il demos dell'Europa e del resto del mondo che ne prende parte è che il TISA è spinto principalmente dalle lobby che rappresentano prima di tutto gli interessi delle corporazioni multinazionali e poi quegli dei cittadini.
La pressione lobbysta vuole che si crei un melting pot economico in ogni stato partecipante in cui le imprese locali saranno svantaggiate di fronte alla scomparsa delle "barriere discriminatorie" nei confronti delle multinazionali con cui dovranno competere a pari diritti. Il TISA quindi richiede che le corporazioni straniere vengano poste sullo stesso piano di quelle nazionali. L'eliminazione di tali barriere prevede una maggiore liberalizzazione dei servizi come le banche, la finanza (in particolare i dati finanziari), il trasporto, la sanità, la consulenza e così via. Benché l'UE abbia dichiarato pubblicamente le sue posizioni su alcune delle controversie nate dalle trattative negando così un orientamento verso la privatizzazione di alcuni servizi pubblici e del governo (a cui inizialmente sembrava ambire) come l'educazione, la regolazione e distribuzione dell'acqua, la sanità, la giustizia, la polizia e la difesa, questo non esclude né che un governo possa adottare liberamente tali misure né tantomeno quelle che sono le maggiori critiche rivolte al TISA, e cioè: il modo antidemocratico e semisegreto in cui le trattative sono avvenute e avvengono ancora; il fatto che, anche se l'accordo deve essere approvato in ultima istanza dal parlamento europeo (unico organo UE eletto democraticamente), il suo contenuto verrà pubblicato solo 5 anni dopo l'entrata in vigore; la deregolamentazione finanziaria che, come afferma la professoressa di diritto neozelandese Jane Kesley, sembra sia spinta sullo stesso modello che ha generato la crisi del 2008 (e anche dagli stessi individui responsabili) riprendendo le proposte del precedente GATS (General Agreement on Trade in Services) discusso alla WTO e mai reso vincolante; una volta approvato il TISA, nessun governo degli stati firmatari potrà introdurre nuove restrizioni in caso di necessità; e infine, il trasferimento di dati finanziari dei clienti da uno stato all'altro e il problema delle potenziali violazioni della privacy che possono sorgere in questo ambito. Tuttavia, l'UE ha dichiarato il proprio intento di proteggere la privacy dei suoi cittadini, sebbene nei limiti che gli accordi lo consentano.
Queste sono solo alcune delle conseguenze problematiche del TISA che al contrario dei suoi fratelli TTIP e TPP non prevede una versione rivisitata del controverso ISDS (Investor-state dispute settlement), cioè, un diritto che consente alle corporazioni straniere di fare causa ai governi degli stati ospiti (e non viceversa) rivolgendosi ad una corte arbitrale privata e semisegreta, chiamata ICSID, che bypassa le leggi degli stati sovrani e procede secondo le regole internazionali. I tre membri che compongono il tribunale ICSID non sono giudici indipendenti, ma avvocati con stretti legami al mondo finanziario delle corporazioni che tendono a privilegiare gli investitori. Numerose volte le multinazionali hanno fatto ricorso all'ISDS come nel caso dell'azienda energetica svedese Vattenfall che nel 2011 fece causa alla Germania per il ritiro precauzionale delle licenze di alcuni impianti nucleari in suo possesso a poco tempo dopo la tragedia di Fukushima, per non parlare poi dell'azienda francese Veolia che portò il governo egiziano a corte per via dell'innalzamento del salario minimo oppure ancora dei molti casi delle aziende di tabacco come la Philip Morris nelle sue dispute con l'Uruguay, la Norvegia e l'Australia. Questo dimostra quanto una legislatura internazionale a favore del corporatismo e della logica del profitto possa contrastare lo sviluppo e l'interesse sociale: infatti, se lo stato perde il processo, la somma da risarcire si ottiene con le tasse di ciascuno dei suoi cittadini. Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership e il TPP, Trans-Pacific Partnership prevedono tutto ciò sebbene, per risolvere le controversie, l'UE abbia tentato di creare un nuovo organo chiamato ICS (Investment Court System) che secondo l'organizzazione europea del controllo delle lobby, il Corporate Europe Observatory (CEO), è solo un altro acronimo per il vecchio ISDS poiché le conseguenze sono le stesse.


Il TTIP è l'accordo che ci riguarda più da vicino dato che i suoi membri sono l'UE e gli Stati Uniti d'America, mentre il TPP che è stato da poco firmato, benché non sia ancora definitivo, coinvolge USA, Canada, Australia, Giappone, Perù, Brunei, Malesia, Cile, Nuova Zelanda, Perù, Vietnam e Singapore. Essi, come il TISA del resto, sono negoziati in un modo semisegreto e antidemocratico e spingono per una maggiore liberalizzazione degli scambi sul piano internazionale con l'eliminazione dei dazi doganali e l'acquisizione di più diritti da parte degli investitori stranieri. Tutto ciò porta anche ad una criticataomogeneizzazione delle normative che regolano gli standard dei vari mercati e della produzione. Infatti, nel TTIP per esempio, collidono due filosofie di mercato molto diverse: da una parte abbiamo un'Unione Europea che si sforza di garantire la sicurezza del prodotto prima che entri in commercio, dall'altra, gli Stati Uniti che prima immettono il prodotto sul mercato e solo dopo che il suo consumo ha generato effetti negativi si prendono provvedimenti. Il sistema made in USA è chiaramente orientato più verso il profitto che in una direzione che rispecchi la salvaguardia dei consumatori e si teme proprio che tale modello, una volta entrato in vigore il TTIP, venga applicato anche in Europa abbassando così gli standard di sicurezza. Tale preoccupazione si estende ai settori ambientali, lavorativi e alimentari e si potrebbe materializzare: 1) nell'uso di una poco dispendiosa tecnica di estrazione del petrolio e del gas naturale chiamata fracking che, oltre all'enorme consumo idrico e all'uso aditivi chimici dannosi per l'ambiente, può causare l'aumento dei gas serra nell'atmosfera attraverso la fuoriuscita del metano; 2)nell'attacco ai diritti dei lavoratori come è avvenuto nel caso "Veolia vs Egitto", sebbene gli stati negozianti asseriscano che tali accordi, TISA incluso, siano orientati verso la creazione di nuovi e più numerosi posti di lavoro; 3) nell'abbassamento della qualità dei prodotti alimentari con l'introduzione sul mercato di alimenti più economici e meno sicuri come i cibi spazzatura e con il passaggio da una produzione basata sul naturale agli OGM su cui i membri UE hanno avuto un atteggiamento restrittivo fino adesso. E' difficile trarre conclusioni definitive su quale sarà l'esito di questi accordi, sia per il modo in cui si svolgono le trattative sia per il fatto che si sta ancora trattando e le posizioni dei vari partecipanti non sono state ancora chiaramente delineate. Certo è il fatto che è necessaria una maggiore sensibilizzazione su questo argomento spesso trascurato dai media e che fortunatamente è stato ripreso recentemente dal nuovo movimento democratico europeo DiEM 25 lanciato dall'ex-ministro della finanza greco Yanis Varoufakis e dal giovane filosofo croato Srecko Horvat a cui hanno preso parte fra gli altri pure il musicista e produttore Brian Eno, il filosofo sloveno Slavoj Zizek e colui che per primo ha fatto notare l'esistenza di questi accordi, Julian Assange. Tale movimento sottolinea l'importanza di un'Europa democratica contrapposta all'attuale modello di governo tecnico in cui l'unico organo democraticamente eletto è un Parlamento Europeo che ha solo una funzione di analizzare e di controllare le proposte generate dalla Commissione che non è eletta dai cittadini europei. E' la Commissione stessa che porta avanti le trattative del TISA e del TTIP e perciò l'accusa di un procedimento antidemocratico, oltre ad essere ritenuto tale per la segretezza con cui avviene, riceve ulteriore giustifica da questo.
Per concludere, non c'è niente di male nel siglare accordi economici che favoriscano lo sviluppo e la cooperazione internazionale, ma bisogna essere sempre vigili e informati sulla vera natura di questi accordi, capire nell'interesse di chi avvengono e se i metodi applicati rispecchiano i valori su cui vogliamo basare la nostra società: è forse il profitto smisurato di pochi più importante della garanzia dei diritti di molti?
(Articolo pubblicato originariamente su http://noideanoname.blogspot.it/ )

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