lunedì 21 marzo 2016

Risposta senza domanda


di Valerio D'Agostini


In questi ultimi mesi sembra che stia prendendo piede sul panorama europeo la tanto accusata e denigrata teoria economica neokeynesiana. Ci si è accorti, infatti, che ciò che sta affossando davvero l'economia reale non è la mancanza di liquidità, ma la carenza di domanda aggregata, senza la quale ci si può aspettare ben poco da parte di un Paese anche nel caso in cui questo mettesse in atto le manovre e riforme più sentite dalla comunità internazionale. L'Eurozona vive ciò ormai da anni, senza che BCE, Corte dei Conti, Commissione europea o altri organi abbiano mai mosso il ben che minimo dubbio sulle politiche di austerity. Questo fino a qualche tempo fa. Adesso invece stiamo assistendo ad un cambiamento radicale, con interventi a favore di un allentamento dei vincoli economici mai visti prima. La flessione è avvenuta a partire dallo scorso anno con il Quantitative Easing promosso da Mario Draghi (che comunque sta portando a ben poco); ma la vera svolta è probabile che si vedrà da qui a qualche mese, auspicabilmente con aumenti di spesa pubblica in vista di deficit di bilancio maggiori. Non è un caso che anche giornali economici come Il Sole 24 Ore, notoriamente filogovernativi, stiano sottoponendo proprio in queste ultime settimane il problema della carenza di domanda. È forse giunto veramente il momento di allontanamento da politiche di stampo neoclassico?




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