venerdì 13 maggio 2016

Intervista al professore Antonio Maria Rinaldi


di Vincenzo Cerulli

La Voce del Padrone è lieta di riportare ai suoi lettori le parole del Professor Antonio M. Rinaldi, neo segretario di Alternativa per l'Italia, che ha discusso con noi di sovranità, immigrazione, crisi greca, TTIP, sindacati italiani e molto altro. Antonio M. Rinaldi è autore inoltre come blogger su SCENARIECONOMICI.IT

- Professore il 9 Maggio si è celebrata la “festa” dell’Europa, la stessa Europa che sta strozzinando la Grecia e appoggiando i neonazisti in Ucraina, la stessa Europa divisa al suo interno da filo spinato e nuove barriere ogni giorno. Quindi le chiedo, quanta ipocrisia c’è dietro questa festa? Ha senso festeggiarla oggi?

- L’Europa non è nuova a questo tipo di celebrazioni, da tempo l’UE deve far passare questi messaggi all’interno dei paesi membri per poter rinverdire la propria immagine poiché sempre più sbiadita. Credo che siano destinati diversi milioni di euro per poter diffondere a tutti i livelli il “pensiero unico” europeo. In Italia la maggior parte delle Istituzioni destina centinaia e centinaia di migliaia di euro sui social per curare la propria “immagine”, quindi non ci dobbiamo assolutamente meravigliare se in Europa c’è qualcuno che utilizza media e denaro per fare lo stesso. Una cosa incredibile di cui sono venuto a conoscenza è che il 9 maggio a Roma sono state distribuite la bellezza di 350 bandiere europee nelle scuole, evidentemente per inculcare già ai giovani un certo tipo di concetto di Europa quando poi in quasi tutte quelle stesse scuole mancano i servizi più essenziali come carta igienica e sapone.

- Nella mia domanda c’era un piccolo riferimento alla Grecia, in questi giorni a Bruxelles si stanno tracciando dei piani a medio-lungo termine per ristrutturare il debito. Come li possiamo commentare?

- La Grecia è fallita già tantissimi anni fa ma non si è voluto certificarlo ufficialmente poiché altrimenti sarebbe passata l’immagine che all’interno dell’eurozona si può fallire. Questo è avvenuto essenzialmente perché la Grecia non doveva entrare nell’unione monetaria sin dall’inizio, ma soprattutto non doveva adeguarsi al modello economico previsto per il sostenimento di questa moneta, il modello che prevede la stabilità dei prezzi e il rigore dei conti fino al raggiungimento del pareggio di bilancio. Aver omologato tutti i modelli economici ad uno solo per tutti i paesi dell’eurozona ha creato la situazione che stiamo vivendo, in Grecia vediamo quello che accade quando vengono adottate delle misure economiche assolutamente non tarate per le esigenze del paese. Si è voluti andare anche oltre: hanno programmato ristrutturazioni hair-cut di debito pubblico, ci sono stati altri finanziamenti dall’FMI, si è fatto oltre l'inimmaginabile, come se al capezzale di una persona in coma si facessero tutte terapie sapendo benissimo che per il paziente non c’è più niente da fare, pur di tenerlo in vita. La contro-domanda che io faccio è questa. Se l’UE non è stata in grado di risolvere il “problema greco”, che rappresenta a malapena il 2% del PIL dell’intera eurozona, cosa succederà quando paesi con un peso economico ben più importante rispetto alla Grecia, per esempio proprio l’Italia, andranno incontro a delle difficoltà? Questo è il vero problema che noi dobbiamo porci. Non curante delle condizioni del popolo greco, che veramente sta soffrendo oltre ogni limite, la Troika ha fatto della Grecia un laboratorio alla Frankenstein. Quindi la Grecia per aver seguito delle politiche economiche dettate fuori dai propri confini nazionali sta pagando un prezzo quasi superiore a quello della II Guerra Mondiale. In Grecia di fatto sono state sospese tutte le garanzie in cui si riconosce la democrazia, abbiamo visto il governo Tsipras che prima ha promesso di rompere l’austerità ed ora si è ritrovato ad imporre misure di austerità peggiori di quelle imposte dalla stessa Troika. Io non credo che i cittadini greci siano disposti ad andare oltre, anche se i media europei non danno particolare risonanza a ciò che sta avvenendo in Grecia. Sappiamo che lì c’è molto più che un forte malcontento generale, ci sono quotidianamente manifestazioni e scioperi, taciuti per ovvi motivi d’immagine. Fino a quando riusciranno a mantenere questo silenzio sulla Grecia? Noi di fatto stiamo vivendo una dittatura economica che è la più subdola delle dittature, perché non c’è un così detto “sovrano palese”.

- Voi infatti in alcuni dei vostri articoli avete parlato di “dematerializzazione” del sovrano, può spiegare questo fenomeno ai nostri lettori?

- Esatto proprio di questo si parla. Non sai più con chi prendertela a livello “fisico” perché il potere viene gestito da organismi sovranazionali che nemmeno si identificano con una sola persona. Sono diventati tutti dei semplici esecutori, si fanno forti delle loro regole, dei trattati e di vari organismi e meccanismi internazionali e per questo motivo non si riesce ad individuare la figura del “despota cattivo”. È la cosa peggiore, ti fanno credere di essere in democrazia e invece stiamo tornando al medioevo. Voglio ribadire per l’ennesima volta che la sovranità appartiene al popolo e chi nella storia ha tentato di sottrargliela ha fatto sempre una brutta fine.

- A proposito di sovranità siamo felici di ricordare anche qui che è finalmente nato il primo partito italiano pienamente Sovranista, Alternativa per l’Italia (ALI). Nella conferenza di presentazione in Senato avete parlato non solo di sovranità economica ma anche strategico-militare,  avete disegnato l’Italia come nazione con un ruolo guida nel Mediterraneo. Quindi mi viene da chiedere se ALI, oltre ai vincoli dell’eurozona, vuole liberarsi anche dai vincoli NATO?

- Quando ho introdotto il discorso di non limitarci prettamente alla sovranità monetaria facevo riferimento anche alla sovranità alimentare. Le nostre eccellenze alimentari vengono mortificate sempre di più, il colpo di grazia, speriamo che ciò non avvenga, sarebbe il TTIP. Con questo accordo abbasseremmo ancora ulteriormente le nostre tutele, dando il via libera all’invasione di qualsiasi tipo di prodotto che non ha le caratteristiche a cui noi in genere siamo abituati, quei requisiti che in questo campo ci fanno essere i migliori al mondo. Riprendere la sovranità significa quindi smettere di svendere questo Paese che è ormai diventato un outlet a buon mercato per le più grandi multinazionali. Una volta lo Stato poteva intervenire per difendere le proprie eccellenze ed i posti di lavoro, oggi questo non è più possibile. Per  quanto riguarda il ruolo da rivendicare nel Mediterraneo dobbiamo ricordarci che storicamente l’Italia ha sempre avuto un ruolo predominante in quest’area. Oggi però non è più così, un po’ per colpa di politiche errate compiute dai nostri alleati storici, ma soprattutto per la bassa caratura dei nostri politici. Ogni riferimento alla Mogherini è volutamente casuale (sorride). Voglio dire, abbiamo avuto ed abbiamo tutt’ora personaggi che non sono assolutamente in grado di gestire la nostra politica estera, politica estera che dovrebbe essere particolarmente attiva in questo periodo di forti tensioni, in particolare riguardo al mondo arabo e medio-orientale. Noi dovremmo avere un ruolo privilegiato perché da sempre riusciamo a rapportarci nei confronti di questi popoli in maniera diversa rispetto agli altri stati. Circa la NATO ALI crede che l’Italia debba mettere dei paletti e non subire supinamente ogni decisione che la riguarda presa al di fuori dai propri confini nazionali. Non siamo più disposti ad accettare ordini passivamente, perciò nella misura in cui si tenga conto anche delle nostre istanze noi siamo disposti a colloquiare con chiunque; ma nel momento in cui ci si impongono regole dall’esterno noi non siamo più disposti a “collaborare” passivamente. Noi siamo uno Stato Sovrano e vogliamo anche dire la nostra, coscienti di chi siamo e cosa rappresentiamo, non scordiamoci che siamo sempre la seconda impresa manifatturiera in Europa dopo la Germania e rappresentiamo una Nazione che è in grado di esprimere il proprio know-how di altissimo livello; mentre invece nello scacchiere internazionale veniamo relegati sempre più ai margini.

- Visto che abbiamo parlato di NATO e di Mediterraneo adesso andiamo a parlare delle guerre e delle destabilizzazioni che hanno portato a queste enormi migrazioni di massa.  ALI come si pone rispetto a questo problema?

- Fermo restando che non esistono esseri umani di serie A  e altri di serie B dobbiamo anche far notare che noi ultimamente non abbiamo avuto alcun tipo di politica o programmazione del fenomeno migratorio. La mia domanda è questa, qual è il nostro “limite” all’accoglienza? Chi mi può dire che siamo ancora entro i limiti dell’accoglienza dignitosa? Personalmente credo che questo limite sia stato superato da tempo e che non siamo in grado di ospitare tutti quanti. Qui si parla di milioni di persone che desiderano approdare in Europa e quindi passare e/o rimanere anche in Italia. Non possiamo farlo, non siamo in grado di dare assistenza dignitosa a questa gente, d’altra parte non possiamo nemmeno più vedere gente che affoga, famiglie intere, migliaia di persone che muoiono nel nostro mare. Allora io dico questo, facciamo così, anche per garantire agli italiani lo stesso standard di vita del passato, anche questo è un nostro obbligo. Programmiamo quante persone annualmente possiamo ospitare ed accogliere umanamente in Italia offrendogli una occupazione, dopodiché blocchiamo le partenze togliendo la possibilità agli scafisti di foraggiare il mondo della criminalità e le nostrane cooperative che ci speculano sopra e andiamo a prenderli direttamente noi in base all’ospitalità che possiamo garantire per quel periodo. Prendendoli con il traghetto, non assisteremo più ai drammi in mare. Naturalmente chi entra viene regolarizzato, paga le tasse ed ha tutte le coperture sanitarie che gli spettano e, soprattutto, si integra alla nostra civiltà rispettando usi, costumi, tradizioni e stile di vita. Non vogliamo più vedere povera gente che arriva in Italia e poi viene letteralmente tenuta in ostaggio dalle cooperative, anche a nostro danno tra l’altro, non vogliamo più vedere questi essere umani (che devono pur vivere) costretti a sopravvivere d’espedienti con furti e rapine, dobbiamo naturalmente mettere anche in sicurezza gli italiani, mi sembra più che ovvio. Inoltre vorrei ricordare ai “buonisti” dell’ultima ora che solo il 3% degli immigrati che arrivano in Europa fugge da scenari di guerra. Gli altri bisogna aiutarli in loco, ci sono molti modi per farlo: programmi di cooperazione alimentare per esempio, cancellazioni del debito degli stati da cui fuggono in funzione di quanto i loro governi riescono a fare sul territorio per il miglioramento delle condizioni del lavoro e di vita. Così potranno rimanere nella loro terra, è anche giusto che quelle persone possano continuare a vivere dove sono nati, dove hanno radici e tradizioni. Sradicarli ed illuderli che in Italia o nel resto d’Europa possano trovare la terra promessa quando poi si ritrovano a fare anche gli schiavi per pochi spiccioli è la mossa più subdola che possiamo mettere in pratica, ed è quello che accade attualmente. Ribadisco, non possiamo infilare l’oceano in una bottiglia, programmiamo i flussi ed in base alle nostre capacità stabiliamo quanti ne possiamo accogliere ogni anno.

- Questi enormi flussi migratori senza controllo massacrano anche il mercato del lavoro perché vanno a creare quell’esercito industriale di riserva, della cui pericolosità già ci avvertiva Marx, che abbassa sempre di più i salari e le garanzie dei lavoratori italiani, conquistati con anni di lotte sindacali, in funzione di una competitività sleale che rende competitive solo le multinazionali. Perché i sindacati italiani non hanno mai alzato la voce contro questo fenomeno?

- Viene spontaneo da pensare che purtroppo i sindacati italiani sono guidati da persone che non ha nemmeno  le più che minime cognizioni di economia. D’altronde quando l’anno scorso la Merkel “aprì” le porte esclusivamente ai siriani, palesò la volontà di voler prendere solo il “personale più qualificato”, perché di fatto i siriani hanno mediamente un livello di istruzione superiore rispetto agli altri migranti. In questo modo avrebbe potuto, non solo abbassare il costo del lavoro in Germania e quindi essere più competitivi, ma anche sostenere il proprio sistema pensionistico che secondo i loro calcoli diverrebbe insostenibile nel 2020. Rendiamoci conto però che faceva un discorso estremamente selettivo, con la scusa di quello che stava succedendo in Siria si andavano a prendere ingegneri, medici etc, insomma personale qualificato e scolarizzato mentre invece gli altri profughi li lasciavano a noi. È chiaro a tutti ora che il ragionamento che ha fatto la Merkel è spaventosamente cinico, doveva essere sanzionato invece è stata osannata come futura vincitrice del Premio Nobel per la pace!  Ma se di fronte a questo i sindacati italiani non hanno detto (o capito) nulla vuol dire che non sono minimamente in grado di comprendere la gravità della situazione attuale.

-Ora le chiedo di sfatare una volta per tutte un falso mito. Ogni volta che ci si trova a parlare di Sovranità e di prima repubblica, perché le si associano sempre, viene spontaneo affermare che nella Prima Repubblica si stava sicuramente meglio di adesso, ma subito si controbatte che ora si sta peggio perché stiamo ripagando i debiti che ci hanno lasciato proprio loro. Quindi si stava meglio semplicemente perché hanno indebitato il Paese che adesso ne paga le conseguenze.

- Allora proviamo a sfatare questa credenza. Usiamo i dati però, perché le parole sono interpretabili a piacimento mentre i numeri no. Iniziamo col dire che i grandi danni durante la Prima Repubblica iniziarono col divorzio fra Banca d’Italia e Tesoro, quando si impennò l’entità del debito pubblico poiché i tassi d’interesse si alzarono oltremodo essendo da quel momento determinati unicamente dai mercati finanziari e non più dall’azione della Banca d’Italia che non poteva più regolarli intervenendo sul mercato primario. Il rapporto PIL/debito raddoppio in 12 anni! Tralasciando questo dato obiettivo per un attimo, ci accorgiamo comunque che quando l’Italia è entrata ufficialmente nell’euro con il cambio irrevocabile a 1936,27 lire il I gennaio 1999, il debito pubblico italiano ammontava a 1084 miliardi di euro, mentre ora ha superato i 2200 miliardi e tutto questo ad opera della Seconda Repubblica!!! Possiamo quindi affermare che la Seconda Repubblica ha più che raddoppiato il debito pubblico italiano. Il record è del Sen. Mario Monti che in 17 mesi di (S)Governo lo ha aumentato di ben 148 miliardi! Quindi stiamo attenti a quello che si dice senza conoscere  dati, date e numeri esatti, non stiamo male perché ripaghiamo i debiti che ci ha lasciato la Prima Repubblica, la Seconda ha fatto più danni della Prima (e non solo in termini di entità del debito).

- C’è una frase che voi di SCENARIECONOMICI ed ALI ripetete spesso, non so a dir la verità se è stato lei il primo a pronunciarla e mi farebbe piacere se potesse riassumerne il significato ai lettori di La Voce del Padrone. La frase è: “Riprendiamoci le chiavi di casa”

- Sì di quella frase ho il copyright (sorride). Riprendersi le chiavi di casa significa riprendersi il diritto di sbagliare con la propria testa e non di fare errori per volontà degli altri. Ribadiamo la nostra ferma volontà di poterci autodeterminare e di poter portare avanti la nostra politica economica, pensata e decisa da noi e non dagli altri per le effettive esigenze del Paese. A me non sta bene che il nostro destino sia nelle mani di un’oligarchia autoreferenziale a Bruxelles, nelle mani di persone non elette che fanno gli interessi non certo dell’Italia ma di determinate lobby. Per questo vogliamo riprenderci le chiavi di casa, i Parlamenti nazionali devono ritornare al ruolo di unici arbitri per quanto riguarda la determinazione della propria politica economica, non deve essere un organismo sovranazionale a Bruxelles che tiene in conto unicamente gli interessi delle lobby e delle multinazionali. Tutto questo accade sospendendo i più elementari principi sanciti dalla democrazia!
Ringraziamo il Professore Antonio M. Rinaldi per questa intervista.

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