martedì 10 maggio 2016

Guerra in Europa


di Vincenzo Cerulli


Quest’Unione finirà con la guerra, non ci sono alternative.
Una dichiarazione del genere può sembrare spropositata e per questo merita di essere spiegata; in questo luogo vi proveremo a grandi linee.Le elezioni europee del 2014 hanno visto la fine del bipolarismo all’interno del parlamento europeo: si è infatti creato il cosiddetto “terzo polo”, un’ambigua ed eterogenea amalgama di tutti i partiti o movimenti euroscettici. Prima di quelle elezioni c’erano solo popolari e democratici, due eguali speculari: per questo l’irruzione del “nuovo” ha fatto ben sperare gran parte dei cittadini europei.Da quel maggio di due anni fa abbiamo iniziato a conoscere quella strana amalgama e ci stiamo rendendo conto sempre di più quanto sia rischioso affidare i propri sogni di sovranità a leader esteri. Il “caso” Tsipras ha fatto scuola: fin dall’inizio il premier greco si è presentato come rivoluzionario "anti-austerity", ha poi però finito per essere il peggiore dei riformisti. Ci teniamo a sottolineare che ha poi fallito anche come riformista, di fatto è solo riuscito (male) come agente immobiliare, ha (s)venduto tutto il patrimonio nazionale greco che gli era rimasto.Gli ingenui diranno che almeno ha ripagato il debito; chi segue questa pagina sa invece che ha solamente prolungato l’agonia del suo popolo. L’FMI come un avvoltoio tornerà e quando accadrà lui non avrà più niente da dargli. Come lui (almeno negli intenti) Pablo Iglesias, leader di Podemos, movimento nato come punto di rottura con la dittatura tecnocratica si è dimostrato poi l’ennesimo movimento che vuole cambiare l’UE dall’interno, i degni rappresentanti di chi dice “restiamo nell’euro ma a condizioni diverse”. Il problema è che non c’è un tavolo per contrattare condizioni migliori, quando si dice che Tsipras è andato a sbattere i pugni sul tavolo non si capisce a quale tavolo si stia facendo riferimento. Stessa cosa da noi in Italia col M5S, dopo aver raccolto le firme per il referendum per l’uscita dall’UE (procedura che tra l’altro non può avere luogo) sentiamo sempre più spesso Di Maio lisciare il pelo ai mercati e alla stessa unione monetaria: se c’è qualcuno all’interno del movimento che dissente batta un colpo e lo faccia in fretta. Salvini si professa anti-euro e poi ci delizia con deliri economici riguardo il risparmio sulla spesa pubblica (e meno male che hanno Borghi come referente economico!). In Ungheria Orban tiene botta all’UE perché non ricattabile attraverso i mercati, essendo l’Ungheria uno stato a moneta sovrana. La stessa Ungheria che ha bloccato i migranti al confine con il filo spinato. Il referendum sul Brexit nel Regno Unito ha fatto tremare USA e UE i cui organi di stampa e maggiori rappresentanti stanno paventando terrori e guerre nel caso in cui il Regno Unito uscisse, infatti si teme l’effetto domino. Corbyn, leader del partito Laburista, è contro l’uscita, lui che si dichiara socialista, lui che dice che gli inglesi hanno molto da imparare da Marx si schiera contro la libera volontà di un popolo e la sua autodeterminazione. In Austria vince la destra, in Francia vince la destra (il voto dell’anno prossimo lo confermerà), in Ungheria governa la destra, in Ucraina ci sono i nazisti finanziati dall’UE, in Germania AFD riscuote sempre più successo, la NATO usa tutta l’Europa dell’est come parco giochi per provocare Putin. In una situazione come quella odierna in cui la crisi dei migranti (usati da Erdogan come arma di ricatto) è solo all’inizio vedere questi rapporti di forza non fa ben sperare per il futuro degli europei. L’UE non ha voluto impedirlo, ha fatto di tutto affinché la situazione precipitasse, questa UE non va riformata, va distrutta. Ci resta solo la guerra, potevano impedirlo e non l’hanno fatto.

(Pubblicato originariamente su Economia Democratica)


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