venerdì 16 ottobre 2015

Caso Mondadori-RCS: ultima chance per l'editoria tricolore


di Gianluca Boanelli

La grande concentrazione paventata da anni nell’editoria italiana sembra ormai vicina a una configurazione definitiva. La nascita della goliardicamente definita “Mondazzoli” è ormai sotto l’occhio dell’Antitrust che, come autorità di regolazione, dovrà valutare la concorrenzialità della nascente “big firm” la quale si appresta a coprire quasi il 40% del mercato del libro a livello nazionale. Nonostante le critiche e i dubbi suscitati da numerosi intellettuali, Umberto Eco in testa, l’operazione potrebbe apparire da un lato l’ultima chance per la competitività di un’industria chiave nel contesto italiano. Tralasciando le critiche legate alla questione del pluralismo degli editori, questione poco trattabile in termini di economia applicata, l’operazione può essere compresa solo se collocata nell’ambito tecnologico di un settore ormai colpito su tutti i fronti dal fantomatico ebook e dal nuovo cluster di richieste del moderno “utente” o cliente qualsivoglia dell’editoria. Le difficoltà affrontate dall’industria sono emerse con forza nel corso degli ultimi anni, un ultimo report dal salone di Torino sancisce che nel singolo segmento del “trade” (librerie e librerie online, grande distribuzione esclusa Amazon) si è registrato un -2,6% a fatturato e un -4% a copie vendute nei primi tre mesi del 2015. Di conseguenza l’obiettivo della fusione, ossia la ricerca di quelle economie di ampiezza e di scala che solo i grandi numeri nel contesto moderno possono d’altra parte garantire, è ormai più che comprensibile di fronte alla competitività raggiunta dai “colossi” europei (esempi chiave la francese Hachette e l’anglo-tedesca Penguin random house). D’altro canto l’operazione di per sé non sarebbe nemmeno lontanamente in grado di contrastare, numeri alla mano, il caratteristico “nanismo” del settore il quale vanta una market share tra gli editori cosiddetti “minori” del 38,5% nel mercato italiano, senza dimenticare il ruolo ricoperto dal Gruppo GeMS (Garzanti, Corbaccio, Salani) che attualmente detiene una quota di mercato del 10,2%, quindi a seguire storici editori quali Giunti (6,1%), Feltrinelli (4,6%), De Agostini (2,3%). Tale tipica polverizzazione se da un lato è espressione del grande ruolo giocato nel tempo dall’industria nel contesto italiano, dall’altro è tuttavia sinonimo di inefficienze difficilmente colmabili nel breve termine.
Spostandoci sulla questione che più interessa il consumatore, ovvero il prezzo al dettaglio, non è lecito nemmeno chiamare in causa un possibile incremento dei prezzi a fronte dell’operazione, di fatti il mercato degli ebook, sempre più rilevante in particolare per Mondadori che opera nell’editoria per la scuola, è oggi in grado di tenere il prezzo di vendita basso per qualsiasi editore che voglia comunque continuare a sopravvivere in una condizione di normale remunerazione dei fattori produttivi competendo nel mercato ormai necessariamente “anche” digitale. Forti sarebbero invece le sinergie sfruttabili dalla Mondadori la quale, compensando i problemi finanziari del Gruppo RCS, potrebbe invece giovare della grande esperienza nell’abito della saggistica di Bur e Bompiani. Spetterà comunque a Mondadori di rispondere con misure compensative alle perplessità dell’AGCM nel momento in cui la cessione di Adelphi non sarà bastata a garantire la concorrenza nel mercato.
In attesa della risposta dell’autorità e dell’eventuale via libera all’operazione non rimane che “sorprendersi” (siamo costretti anche a questo) che un’azienda italiana possa essere rilanciata da un’altra impresa italiana, eventualità che, personalmente, non mi dispiace affatto.
Fonte: www.ilsole24ore.com

0 commenti:

Posta un commento