sabato 10 ottobre 2015

Oggi (o quattro anni fa se preferisci)


di Leonardo Boanelli

Magari, non tutti ne conosceranno il nome, ma, senz’altro, non sarà sconosciuto ai lettori il motivo per il quale è passato alla storia, che, da egli stesso, è stata, in qualche misura, ordinata; sto parlando di Dionigi il Piccolo, monaco nativo della Scizia, che introdusse l’era “cristiana” o “volgare” nel computo degli anni. A causa di un curioso errore del monaco, tuttavia, la nascita del Redentore fu posticipata, Questi, infatti, non nacque nel 25 dicembre del 753, come sostenuto dallo sciita, ma più probabilmente nel 749. Dunque, ad esser pignoli, oggi non saremmo nel 2015, ma nel 2019. Seguendo questo ragionamento il pensiero va istintualmente al 2011, ovvero, nel nostro “gioco” al 2015. Quattro anni fa assistemmo all’intervento militare in Libia cosiddetto “a sostegno dei ribelli libici del Consiglio nazionale di transizione”. Motivo dell’intervento: il mancato rispetto della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza, stando alle fonti ufficiali. L’Italia partecipò all’intervento con 16 velivoli cacciabombardieri tornado ECR dell’Aeronautica Militare, 8 caccia intercettori F-16, fu, inoltre, messa a disposizione della NATO la portaerei leggera Giuseppe Garibaldi (nonché concessione di basi strategiche, supporto logistico). Come suggerisce Alberto Negri dalle pagine del Sole 24ore l’Italia “che pure vantava il migliore (ruolo) diplomatico sul campo” ben poco ha ottenuto di quanto si era preposto. La qual cosa non ha, comunque, reso meno gravose per lo Stivale le spese per la missione; costi per 700 milioni di euro, derivanti in parte dai tre mesi di operazioni, ma, soprattutto, comprensivi delle spese sostenute per attività di accoglienza, gestione e rimpatrio dei profughi. Leggo da indiscrezioni trapelate da qualche tempo dal Corriere della Sera che, per ipotesi, quattro tornado italiani bombarderanno postazioni Isis in Iraq. Ipotesi che, seppur blandamente, il ministero della difesa si è trovata a dover smentire. Sebbene Gian Micalessin da Il Giornale suggerisca che si tratti di “un intervento già deciso da un ministero della difesa che indica già la strada del voto parlamentare per cambiare le regole d’ingaggio dei 4 tornado impegnati nelle missioni di ricognizione sui territori dell’Isis”. “Le guerre, non da oggi, sono soprattutto propaganda mediatica” scrive Negri ed i recenti avvenimenti sembrano proprio dargli ragione. L’Italia preferisce, infatti, vedere come una minaccia Mosul, che semmai infastidisce gli interessi geopolitici USA, distante da Roma 2708 chilometri, rispetto alle basi libiche Isis di Derna e Sirte ben più vicine alle nostre coste(400km). Scrive Negri “Allora (intervento in Libia) come oggi forse speriamo di ricavarne qualche vantaggio diplomatico o economico o mettere una pezza come in Libia (…) Chi ha visto sul campo quasi tutte le missioni belliche italiane all’estero (…) può affermare che questi vantaggi, accompagnati da vite umane perdute e spese di bilancio notevoli, non si concretizzano mai”. Matteo Renzi sostiene che bisogna evitare un Libia bis, si spera che a ripetersi, piuttosto, non sia l’Italia. Concludo, terminando anche il nostro “gioco”, con la speranza che l’errore di Dionigi sia di sostanza e non di forma. E che il 2015 differisca dal 2011 per delle scelte, non solo per dei numeri.

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