giovedì 1 ottobre 2015

Uccidersi per un ideale


di Simone Mela

Immagino che tutti voi sappiate chi sia Catone l'Uticense. Uomo politico romano, si schierò dalla parte di Pompeo durante la guerra civile. Fiero sostenitore dei valori repubblicani e convintissimo anticesariano si uccise nel 46 a.C. ad Utica, città africana a nord di Cartagine, dove gli ultimi resti dell'esercito pompeiano tentavano l'estrema resistenza contro Cesare. Catone, quindi, con il suo gesto esasperato ha dichiarato a tutto il mondo romano di non sottostare al dominio di Cesare, perfetta antitesi di tutti gli ideali repubblicani. L'Uticense si è fatto testimone di un totale raggiungimento di libertà tanto che Dante nel primo canto del Purgatorio scriverà "libertà va cercando, ch'è sì cara,/come sa chi per lei vita rifiuta./Tu 'l sai, ché non ti fu per lei amara/in Utica la morte, ove lasciasti/la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara." Catone, insomma, ha anteposto la libertà alla vita stessa assurgendo a esempio immortale che la Storia può vantare di ricordare. Ma se ora vi chiedessi di trovarmi un Catone dei nostri tempi, un uomo che per i suoi ideali, giusti o sbagliati che siano, è arrivato, come l'Uticense, all'atto estremo del suicidio? A me è venuto in mente lo storico e saggista francese Dominque Venner. «Serviranno certamente gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere i sonnolenti, le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini». Così scrisse il 21 maggio 2013 sul suo blog poche ore prima di entrare nella cattedrale di Notre-Dame, raggiungere l'altare maggiore e spararsi un colpo di pistola in bocca. La sua indignazione era dovuta alla legge per il matrimonio fra persone dello stesso sesso, legge che era stata approvata da poco dal presidente Hollande, e il crescente peso demografico degli immigrati musulmani. Venner sentiva che stavano venendo meno due pilastri dell'identità storica e culturale francese, quell'identità tanto preziosa a Dominique. Il suo suicidio ha rappresentato l'impotenza di fronte a un processo storico e il fatto che abbia scelto come luogo in cui togliersi la vita proprio Notre-Dame la dice lunga su tutto ciò. «È qui e ora che si gioca il nostro destino fino all’ultimo secondo», ha lasciato scritto. «E questo ultimo secondo ha tanta importanza quanto tutto il resto della vita. È per questo che occorre essere se stessi fino all’ultimo istante». In quest'epoca vile Dominque Venner ci ha reso in qualche modo dei privilegiati perchè ci ha donato la possibilità di contemplare qualcosa di raro: un fulgido esempio. In un'era in cui si protesta con un tweet o con un commento su facebook, un uomo ha deciso che l'unica protesta possibile per la sua Francia e per i suoi Francesi fosse il suicidio. Non voglio, ora, sollevare una questione sul motivo e quindi sugli ideali che hanno spinto lo storico a un atto così eversivo. Gli ideali possono essere condivisibili o non, ma difenderli e difenderli fino alla morte, fino a sentirsi soffocati in una società che non sentiamo più nostra: questo dovrebbe essere l'imperativo morale. Gesti simili, se magari all'epoca della seconda guerra civile romana se ne potevano vedere, forse, in maggiori quantità, oggi sono più unici che rari. Gesti simili nel bene o nel male lasciano un'impronta indelebile e vanno a scrivere quella che comunemente noi tutti chiamiamo Storia. Il repubblicano Catone e il nazionalista Venner sono stati oltre che due suicidi politici due disperati e fieri paladini delle proprie idee.
(Pubblicato originariamente sul numero 0 della rivista "La Voce del Padrone")

0 commenti:

Posta un commento